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martedì, Maggio 7, 2024

Quando Emilio Lussu difendeva l’autonomia regionale del Molise all’Assemblea Costituente

CulturaQuando Emilio Lussu difendeva l’autonomia regionale del Molise all’Assemblea Costituente

(M.T) Mentre, con grande disprezzo della storia, si vuole mettere in discussione la nostra autonomia regionale, sarà forse utile ricordare con quanta energia e quanta serietà avesse perorato questa causa, presso l’Assemblea Costituente, un personaggio della statura di Emilio Lussu, esempio di antifascismo, impegno civile, coraggio (due medaglie d’argento e una di bronzo al valor militare) e dirittura morale. Fondatore del Partito Sardo d’Azione, fu ministro nel governo Parri (1945) e nel successivo governo De Gasperi. Scrittore di prim’ordine, è autore di due capolavori come Un anno sull’altipiano (1938) e Marcia su Roma e dintorni (1932).

All’Assemblea Costituente, nella seduta pomeridiana del 29 ottobre 1947, Lussu prese la parola per illustrare l’ordine del giorno da lui stesso presentato: “L’Assemblea Costituente afferma che, per le particolari condizioni in cui si trova, il Molise deve essere annoverato fra le nuove Regioni, anche se per preoccupazioni di ordine generale venga rimandata al futuro Parlamento la costituzione delle nuove Regioni”. E risulta senza mezzi termini commovente, oggi, l’ossequio a una “piccola Regione” che “con la sua organizzazione di produzione e di lavoro” aveva “dimostrato di essere qualcosa di serio”.

In precedenza, nel corso della stessa seduta, era intervenuto il deputato molisano Francesco Colitto:

Io so – aveva detto – quanto interessa la Regione che mi ha qui mandato la questione, di cui ci andiamo occupando. Posso dire che la situazione di fatto è la seguente. La espongo con la necessaria precisione. Nella seduta del 16 dicembre 1946 lonorevole Terracini, che presiedeva la Sottocommissione, mise ai voti la presa in considerazione della richiesta del Molise di essere riconosciuto come Regione autonoma. Fu approvata».

Al deputato Raffaele De Caro, che aveva chiesto di dettagliare il risultato di quella votazione (“Il numero dei voti dell’approvazione. La prego di essere preciso”), Colitto aveva replicato:

Fu approvata. Non è a dubitarne. Io ho qui presenti i verbali della Sottocommissione ed il Presidente dell’Assemblea mi può far fede di quello che vado dicendo. Nella seduta del 16 dicembre, adunque, la presa in considerazione della richiesta del Molise fu approvata. Nella stessa seduta il Presidente dispose che si discutesse del merito. Se ne discusse e si votò ed il Molise entrò nellelenco delle Regioni. Che cosa è accaduto posteriormente? Furono disposte delle indagini. Furono queste compiute. Ora possono essere state non rivolte le stesse alla provincia di Benevento, come diceva dianzi lonorevole Bosco Lucarelli. Ma, per quanto riguarda il Molise, furono compiute e tutti i paesi del Molise risposero, come dallo specchietto, che è stato allegato ai lavori della Sottocommissione e distribuito allAssemblea. Nulla, quindi, di nuovo si è verificato, che potesse indurre la Sottocommissione a cambiare il testo dellarticolo. Vi è, dunque, una votazione, la quale si è conclusa con la presa in considerazione della proposta, vi è una votazione. che si è conclusa con lapprovazione della proposta del merito. Vi sono state delle indagini e sono state favorevoli alla nostra proposta. Io penso, perciò, per la parte che riguarda il Molise, che larticolo, così come dalla Sottocommissione era stato formulato, non potesse dal Comitato di coordinamento essere modificato”.

Questo è il testo dell’intervento di Emilio Lussu.

Onorevoli colleghi, a quest’ora tarda io di questo argomento non parlerei se non sentissi in coscienza di difendere una giusta causa.

Mi rendo perfettamente conto delle preoccupazioni e delle diffidenze di molti di questa Assemblea circa la costituzione immediata di nuove Regioni. Me ne rendo perfettamente conto, ma io mi rendo anche perfettamente conto – e vorrei che con me se ne rendessero conto i colleghi – che il Molise si trova in una particolarissima sua situazione.

Perché io parlerei del Molise e non delle altre Regioni ?

Io mi rimetto perfettamente a quello che fa l’Assemblea per le altre Regioni, anzi non prenderò mai la parola neanche per dichiarazione di voto. Perché prenderei dunque questo atteggiamento circa il Molise? Ho io degli interessi particolari nel Molise? Questa è un’Assemblea elettiva e naturalmente la fonte delle nostre cariche ci viene dai collegi elettorali, dai voti; anche i migliori sono obbligati ad avere questa fonte unica, onesta e legittima. Ma io non ho neppure voti che m’interessino nel Molise. Il Molise, aggiungo, credo sia la sola Regione d’Italia in cui il Partito di azione, che io ho per lungo tempo rappresentato, non esiste.

Non esiste; tanto che nell’elenco dei partiti reclamanti la costituzione del Molise in ente Regione non figura. Ho saputo poi che esiste qualche gruppo di simpatizzanti, ma senza costituzione ufficiale di partito.

Perché dunque, io mi arrogherei il diritto di parlare per il Molise in questa Assemblea, dove siedono tanti rappresentanti del Mezzogiorno che conoscono la vita nostra meridionale e le sue aspirazioni ? Perché lo farei ? Con quale pretesa ?

In coscienza, nello studiare questo problema mi sono convinto che è necessario che a questa Regione sia concessa l’autonomia. Io mi sono trovato, nella seconda Sottocommissione, ad essere relatore per la costituzione di tre nuove Regioni: la Regione Umbro-Sabina, la Regione del Sannio e la Regione del Molise. E credo di avere assolto il mio compito con obiettività, con la massima obiettività possibile: e ho concluso negativamente, per delle ragioni che mi dispenso dal ricordare qui, perché ormai mi pare che la costituzione di queste due Regioni Umbro-Sabina e del Sannio non sia suffragata da elementi reali, ho concluso negativamente per queste due Regioni e favorevolmente per il Molise.

Il Molise non è una nuova Regione che si vuole creare; è una vecchia Regione, che già esiste. Non è già una Regione che pretenda staccarsi dall’Abruzzo (con il quale peraltro i suoi rapporti sono i più cordiali che si possano immaginare anche in questo momento), perché il Molise è stato sempre staccato da ogni altra Regione, compreso l’Abruzzo; staccato storicamente, logisticamente e geograficamente. Il Molise, in sostanza, è una Regione a sè. Gli Abruzzi e Molise nella denominazione ufficiale delle Regioni storiche italiane costituiscono la sola Regione in cui ci sia il riferimento a due denominazioni differenti e a due Regioni differenti: Abruzzi e Molise. Con questo solo fatto, si viene ad affermare che quella dell’Abruzzo e Molise non è una sola Regione; sono due: l’Abruzzo da una parte e il Molise dall’altra.

Credo che nessuna questione sarebbe sorta se questa Assemblea non avesse dato al Paese una organizzazione autonomistica dello Stato su base regionale. Quindi l’Abruzzo viene a costituire una nuova configurazione particolare di ente Regione con capitale, io ritengo senza discussione, l’Aquila.

Onorevoli colleghi, consultate un poco la carta geografica e vedete: come può vivere il Molise facente parte di una Regione come l’Abruzzo, capoluogo L’Aquila? È impossibile.

Chi conosca quelle zone sa che non solo col cattivo tempo, ma anche col buon tempo, è estremamente lungo, penoso e diffìcile arrivare dal Molise fino a L’Aquila. È questa la ragione per cui tutti gli abruzzesi – ed è a loro onore, perché sta a dimostrare la loro generosa lealtà – riconoscono francamente giusta la richiesta dei molisani perché il Molise sia costituito in Regione autonoma.

Il Molise non può vivere con l’Abruzzo.

Ma quello che è peggio è che non può vivere con nessun’altra regione e non può collegarsi a nessun altro capoluogo di regione. Non a Roma, che è troppo lontana; non a Napoli, che è troppo lontana. A Roma, si sa, convergono interessi culturali; a Napoli convergono interessi giudiziari. L’alta cultura del Molise si forma prevalentemente a Napoli e a Roma; ora, più a Roma che a Napoli, probabilmente per il fatto che essendovi forte la Democrazia cristiana, molto forte, i giovani preferiscono Roma, città del Papa. E commercialmente, per trovare sbocco alla sua attività produttiva, il Molise bisogna si spinga non già fino a Roma o a Napoli, ma deve spingersi verso l’Adriatico; e non può fermarsi nella Capitanata, a Foggia, perché Foggia non ha sbocco sul mare, ma deve puntare su Bari. Ora, guardate la carta geografica: può il Molise far parte d’una regione la cui capitale sia Bari ? È impossibile. E non può neppure dirigersi al capoluogo (mi sia consentito) del cosiddetto Sannio.

Sul Sannio, caro al ricordo di tutti noi – sto per dire al cuore di noi non imperialisti, non fosse altro perché i sanniti le hanno date sode ai romani non può convergere il Molise, non può gravitare sulla sua capitale Benevento. Per la semplice ragione – questo è il punto – che la regione del Sannio è diffìcile a costituirsi perché manca il consenso di quelli che dovrebbero costituirla. C’è contrarietà in tutto il Molise e c’è contrarietà in tutta la provincia di Avellino. Ed allora, onorevoli colleghi, come si potrebbe chiedere a questa Assemblea che si costituisca una nuova Regione, quando su tre provincie che dovrebbero costituirla, una è a favore e due contro ? Non è possibile.

Non vi può essere quindi che una sola soluzione onesta, da prendere; una sola soluzione giusta: riconoscere al Molise la nuova costituzione in ente Regione. Solo così il Molise può vivere senza essere danneggiato dalla costituzione delle Regioni che l’accerchiano.

Devo comunicarvi una mia esperienza personale. Quando ero al Governo ed avevo la direzione del dicastero dell’assistenza postbellica, ed ho creato gli uffici previnciali e regionali di assistenza post-bellica, sono rimasto lungamente fìsso sulla carta geografica, dopo essermi informato ampiamente in precedenza, prima di decidere; ed ho capito che non potevo in nessuna forma obbligare il Molise a dipendere da un capoluogo qualunque dell’Abruzzo. E ho dovuto, facendo una eccezione alla regola generale, stabilire a Campobasso un ufficio regionale autonomo per tutto il Molise. E devo dire che in questo ho agito nell’interesse delle categorie dei reduci e danneggiati di guerra che rappresentavo.

Ma io ho scoperto, dopo, che altri Ministri si erano trovati perplessi di fronte allo stesso problema, ed avevano, ognuno per proprio conto, preso decisioni analoghe a quelle mie. Ho scoperto che quando il Ministro della pubblica istruzione, durante il fascismo, creò gli uffici regionali del Provveditorato, e quando il Ministro dell’industria e commercio volle prendere un provvedimento particolare nell’interesse del Mezzogiorno e creò le Sottocommissioni regionali per l’industria e commercio, stabilirono entrambi a Campobasso i rispettivi uffici regionali.

Non c’è nessun elettoralismo in questo; tutti i partiti sono d’accordo sul posto. Quindi non vi sarà nessuno che profitterà della riforma più di un altro.

Quello che è interessante è il sapere – e ciascuno di voi lo può controllare – che nel Molise, già dopo l’altra guerra, nel 1919 (se ci fosse l’onorevole Nitti gli direi: dopo «una guerra vinta e non una guerra perduta), i molisani chiedevano la costituzione in Regione del Molise; e vi fu un Congresso preparato fin dal 1921 e fattosi a Campobasso nel 1922 reclamante la costituzione autonomistica del Molise.

Non parlo degli avvenimenti politici recenti, perché li conosciamo tutti, culminanti nel secondo Congresso regionale per l’autonomia del Molise. Ma sarà interessante per tutti, soprattutto per quelli che hanno fatto la guerra di liberazione come combattenti organizzati nell’esercito o come partigiani, sarà interessante per tutti questi, che hanno coscienza come la guerra partigiana abbia espresso profonde aspirazioni democratiche, sapere che il Comitato di liberazione nazionale riunitosi a Campobasso immediatamente dopo la liberazione, reclamò la costruzione del Molise in Regione.

I colleghi mi perdoneranno se io, studiando questo problema, ho sentito il dovere, senza nessuna presunzione o sicumera, di portare qui la mia voce: una voce che non vuol farsi eco di interessi locali, e che si esprime nell’interesse generale del Paese e dello Stato.

Si dice: ma noi abbiamo fissato nella Carta costituzionale, all’articolo 125, che le nuove Regioni, che si costituiranno in avvenire, non potranno avere meno di 500 mila abitanti: e il Molise non li ha.

Mi sia permesso di dire che questa non è un’obiezione. Intanto l’articolo 125 lo dobbiamo ancora discutere ed approvare; e potremo ridurre a 400 mila il limite minimo oppure lasciarlo a 500 mila. Ma se il Molise sarà riconosciuto oggi, come spero e auguro ardentemente a quella generosa popolazione, sarà perfettamente indifferente lasciare intatto l’articolo 125. Il Molise non ne avrà nessun ostacolo, perché sarà, da una votazione precedente di questa Assemblea, riconosciuto in ente Regione.

È piccolo il Molise: poco più di 400 mila abitanti su una superficie di chilometri quadrati 4600 circa. Ma credo che sono parecchi in Italia coloro che guardano a questa Regione come ad una sicura speranza di civiltà rurale moderna: il Molise ha una produttività ed un tecnicismo di lavoro in agricoltura, come pochissime Regioni d’Italia: La Lombardia, la Toscana, le Marche: eppure il suo è un terreno montano in cui è estremamente difficile il lavoro. E credo che non sono pochi coloro che in Italia sanno che il Molise è Regione produttrice in sommo grado di vino e che quella popolazione ha saputo, attraverso il suo lavoro e la sua tecnica – in gran parte dovuta agli emigrati in America ritornati in Italia – trasformare una Regione precedentemente povera in Regione produttrice, che si può mettere fra le avanguardie di questa civiltà montana, verso cui non è lecito guardare con ironia. Questa piccola Regione, con la sua organizzazione di produzione e di lavoro, ha dimostrato di essere qualcosa di serio.

Ebbene, onorevoli colleghi, a questa Regione diamo tutti, con la serena coscienza di adempiere ad un dovere nazionale, il riconoscimento che le spetta, per volontà unanime dei suoi cittadini, per la sua coscienza popolare, nell’interesse della nuova vita che insieme siamo decisi a riprendere nel nostro Paese.

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