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giovedì, Dicembre 12, 2024

I misteri del Piano sanitario regionale. Alla ex Cattolica vanno 40 posti in più tolti al pubblico e a Monteroduni, mentre gli altri chiudono, sorge un nuovo ospedale

AperturaI misteri del Piano sanitario regionale. Alla ex Cattolica vanno 40 posti in più tolti al pubblico e a Monteroduni, mentre gli altri chiudono, sorge un nuovo ospedale

di PASQUALE DI BELLO

Il Commissario ad acta alla Sanità, Filippo Basso, ha inviato la sua proposta di Piano sanitario regionale al ministero della Salute. Tante le perplessità che rilevano ad una prima lettura, a partire dalla scelta di agevolare il sistema privato. I tagli alle strutture pubbliche si trasformano in quaranta posti in più assegnati alla ex Cattolica e dal nulla, mentre gli altri nosocomi chiudono o vengono ridimensionati, a Monteroduni spunta il progetto di un nuovo ospedale. Un’idea a suo tempo avanzata anche da Iorio.

In molti la ricorderanno la vicenda, quella che ha animato la primavera e l’estate scorsa. Parliamo del tentativo di smantellare parte del sistema sanitario pubblico regionale in favore di quello privato. La rappresentazione emblematica di un gigantesco trappolone la dette, a quel tempo, l’idea balzana di travasare una serie di reparti dal Cardarelli di Campobasso alla ex Cattolica (oggi Fondazione Giovanni Paolo II), due strutture a due passi l’una dall’altra ma a distanza siderale per quanto riguarda ruolo e filosofia ispiratrice. Il primo, struttura pubblica generica e aconfessionale, la seconda struttura privata specialistica e confessionale.

L’idea dell’integrazione pubblico privato non è di per se negativa, potendo ben compensarsi le discipline specialistiche con quelle generiche. Ciò che invece appare indigesto è quando le specializzazioni vanno a farsi friggere e il privato si mette a fare il doppione del pubblico. L’idea, ad esempio, di trasferire ginecologia dal Cardarelli alla ex Cattolica è un ottimo esempio in tal senso. Con tutti gli inconvenienti del caso, compreso quello dello smistamento tra chi in ospedale ci va per partorire e chi per abortire. I primi alla ex Cattolica i secondi al Cardarelli, con tanto di vigile urbano a dirigere il traffico. Sono questi i paradossi di un sistema sanitario giunto al cortocircuito generalizzato. Una fulminazione che non ha mancato di contagiare anche i commissari, i commissari dei commissari, quelli ufficiali e quelli di complemento come quello ad acta, Filippo Basso, che nei giorni scorsi ha inviato a Roma la sua bozza di Piano sanitario regionale. Un documento complesso e articolato che pur necessitando di un approfondimento dettagliato già fa storcere il naso a più d’uno. La pruderia alla canappia, ad esempio, è già venuta al presidente del Consiglio regionale, Mario Pietracupa, e all’assessore alla Sanità, Filoteo Di Sandro. Entrambi parlano di usurpazione delle prerogative proprie delle Istituzioni molisane.

Di usurpazione in usurpazione e di cortocircuito in cortocircuito, leggendo il Piano sanitario ci si accorge di alcune cose che proprio non quadrano. Ad esempio una scelta marcatamente favorevole al privato. L’esempio è quello della ex Cattolica che si aggiudica quaranta posti in più tagliati al pubblico. Quaranta posti che Filippo Basso assegna a discipline che tutto sono tranne che specialistiche come dovrebbe invece essere per un istituto di ricerca qual è la Fondazione Giovanni Paolo II. A meno che non si voglia considerare specialistica la Chirurgia generale. Quello che era il progetto iniziale, e cioè sguarnire il Cardarelli a favore della ex Cattolica, non essendo passato dalla porta comincia oggi a passare dalla finestra. Così facendo, il vero ospedale pubblico del Capoluogo diventa quello privato.

Ma le incongruenze non finiscono qui. Una faccenda che merita un approfondimento a parte è quella della costruzione di un nuovo e mega ospedale in agro di Monteroduni. Questo, previa chiusura dei nosocomi di Isernia e Venafro. Previsti dal PSR circa cinquanta milioni di euro di spesa che, c’è da immaginarlo, basteranno a malapena a stendere l’intonaco sulle mura. Quella dell’ospedale a Monteroduni, per la cronaca, è una vecchia idea di Michele Iorio. Un caso che Basso la riproponga?

Oggi è iscritto all’ordine del giorno del Consiglio regionale, tra i tanti, anche il tema sanità. I molisani, alla luce di quanto accaduto e emerso in questi giorni,  si attendono che tra lorsignori consiglieri qualcuno prenda la parola e dica chiaro e tondo che questo Piano, così com’è, va radicalmente modificato. A partire dalla preferenza per il privato che deve tornare ad essere preferenza per il sistema pubblico.

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