La provincia di Isernia ha ottime possibilità di restare in vita.
Infatti il decreto legge sull’accorpamento delle province minori è fermo in commissione affari costituzionali, al senato, e difficilmente verrà fuori da palazzo Madama in tempo per andare alla camera ed essere di nuovo approvato senza modifiche prima del 31 dicembre.
È quella la data limite per approvare il decreto legge che, come tutte le misure urgenti varate dal governo, deve necessariamente essere convertito in legge entro sessanta giorni. Il decreto fu approvato dall’esecutivo Monti il 31 ottobre e i sessanta giorni scadono proprio a san Silvestro. Ora, ipotizzare che la contestatissima norma passi al senato e poi anche alla camera prima del 15 dicembre, quando il parlamento chiude per le ferie natalizie, è decisamente una pia illusione.
Da qualche giorno la notizia ha cominciato a far capolino sui principali organi d’informazione nazionali.
I parlamentari, sia senatori, che deputati, non sembrano voler fare gli straordinari per far passare un decreto che incide direttamente sui collegi elettorali delle regioni che hanno subito i tagli. È così per Isernia e per il Molise, ma anche per Umbria, Basilicata e tante altre realtà. Immaginare che tanti parlamentari uscenti, già a rischio rielezione per il ciclone Grillo e tutto il resto, si impegnino anche a Natale per eliminare le province e, con esse, le proprie speranze di tornare a Roma, è puramente illusorio.
Quindi, in conclusione, il decreto legge sull’accorpamento delle province ha buone speranze di restare solo una chimera. Desiderabile, ma irragiungibile. Forse se ne riparlerà nel 2013, dopo le nuove elezioni, se non ci saranno altre sorprese.
Per ora la fiammella della speranza resta accesa a Isernia e in Molise.