All’ospedale Elpis di Atene da marzo ai ricoverati non vengono più forniti nè colazione, nè pranzo e nemmeno la cena. All’Ospedale di Crema un paio di mesi fa la sindrome da spending review ha spinto la direzione a togliere ai degenti le bottiglie d’acqua durante i pasti. L’Italia non è la Grecia, diranno gli ottimismi, ma fatto è che i tagli ripetuti ad Asl e ospedali cominciano a produrre effetti paradossali anche da noi. E nella maggior parte del Paese oramai non è questione di un bicchier d’acqua ma di garanzia dei livelli essenziali di assistenza, i cosiddetti Lea.
Il mese scorso il ministero della Salute ha pubblicato un rapporto che ha misurato le performance su ricoveri ospedalieri, assistenza ad anziani e disabili, accesso ai farmaci, salute alimentare e molte altre cose ancora. Solo Emilia Romagna, Umbria, Toscana, Marche, Veneto, Piemonte, Lombardia e Basilicata hanno passato appieno l’esame. Le altre, chi più chi meno, hanno mostrato di non riuscire a garantire più tutte quelle oltre 6mila prestazioni sanitarie contenute nel librone dei Lea, che entro l’anno il Ministero della salute si accinge a rivedere. Sicuramente stralciando più di una pagina.