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mercoledì, Gennaio 15, 2025

Unità Operativa di Oncologia, Petraroia chiede spiegazioni

EvidenzaUnità Operativa di Oncologia, Petraroia chiede spiegazioni

I pazienti oncologici in trattamento chemioterapico presso l’Ospedale Cardarelli di Campobasso sono costretti nonostante le precarie condizioni di salute in cui versano, a correre ogni mattina per arrivare prima delle 8.00 tra i primi nove fortunati che possono effettuare le terapie su una postazione attrezzata. Chi arriva più tardi dovrà accontentarsi di una sedia normale posizionata alla meno peggio con tutti i risvolti pratici di sofferenza, di lesione della dignità del malato e di disagio fisico.

La chemioterapia comporta tempi lunghi, attese di ore e reazioni di ogni tipo che meriterebbero riservatezza, tutela e una logistica confortevole.

Il personale infermieristico per i pazienti in Day Hospital si fa in quattro per rendere più umano un ambiente angusto, privo dell’essenziale e inidoneo a fronteggiare una patologia quale quella oncologica.

Ci sono malati che si fermano in trattamento dalle 8 della mattina fino alle 14 o dalle 16 alle 18 per via anche di attrezzature come il “contaglobuli” che è rotto e costringe a portare gli esami al laboratorio analisi con allungamento dei tempi di attesa.

Se mediamente ogni giorno ci sono 15 pazienti in chemioterapia e le postazioni sono solo 9, gli spazi sono inadeguati e si è costretti a lavorare in condizioni problematiche, come può resistere un malato oncologico su una sedia di fortuna dalle 8 alle 18 tra malanni, reazioni fisiche, stato di sofferenza, morale a terra?

Quei cittadini non hanno voce perché nessuna istituzione si è mai messa nei loro panni, altrimenti al Cardarelli ci sono interi reparti vuoti come l’Oculistica al V piano in cui rimediare stanze, spazi e postazioni più confortevoli.

Il Molise è commissariato dal 7 giugno 2012 per la quasi totalità delle funzioni ma a distanza di cinque mesi per i malati oncologici in trattamento non è cambiato nulla. Anzi a causa delle difficoltà in cui versano le strutture private è aumentato il numero dei pazienti in trattamento, anche perché le cure oncologiche sono molto costose, e quindi negli stessi spazi e con lo stesso personale c’è da sopperire ad un numero più alto di persone.

Sollecito il Commissario ad Acta ad intervenire su questa deplorevole situazione adottando possibili iniziative di buon senso che a costo zero renderebbero più umano la cura per quei malati.

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