Stallo sulla legge elettorale: i partiti scoprono le carte ma si allontana la calendarizzazione in aula al Senato che ora rischia di slittare di una settimana. Il Pdl e Lega, dunque, cedono qualcosa sulla soglia del premio di maggioranza ma non mollano sul «premietto» da assegnare al partito più votato, che il partito di Bersani vorrebbe più consistente. E come contro mossa, il Pd replica con una raffica di emendamenti anti preferenze per dimezzare il tetto di spesa concesso ai singoli candidati in campagna elettorale. Mentre il presidente della commissione Affari costituzionali, Carlo Vizzini (socialisti), propone un emendamento dirompente: si tratta della norma sul voto di scambio politico mafioso (modifica dell’articolo 416 ter del codice penale) che contempla non solo il denaro ma anche le «altre utilità» come moneta per i voti comprati e venduti dalle mafie: in altre parole, sarà passibile di pesanti sanzioni penali non solo il politico che paga in denaro un pacchetto di voti convogliati sul suo nome dalla criminalità organizzata ma anche il parlamentare (o il consigliere regionale o l’eletto in altre assemblee) che in cambio del consenso pilotato si «mette a disposizione» della ‘ndrangheta, di Cosa nostra o di altre organizzazioni criminali.