Il fondatore del Movimento Cinque Stelle, Beppe Grillo non aveva usato giri di parole per far capire che il consigliere regionale Giovanni Favia era un ospite indesiderato tra i grillini. «Non ha più la mia fiducia» aveva detto e a Parma, a margine di un suo comizio in vista delle amministrative, aveva evitato accuratamente di rivolgergli la parola e di salutarlo. Dopo l’incidente del fuori onda televisivo a Piazza pulita su La 7 dove il consigliere regionale denunciava l’assenza di democrazia nel Movimento, Grillo lo considerava sostanzialmente fuori. In molti, in quei giorni, pensavano che la parabola di Favia nei Cinque Stelle era giunta al termine perché vista la reazione degli attivisti sarebbe stato sfiduciato nelle assemblee semestrali nelle quali gli eletti chiedono al movimento di confermarli o di cacciarli. E invece, almeno a giudicare da quello che è avvenuto nella prima riunione di Piacenza (ce ne sarà una per ogni provincia) è accaduto l’esatto contrario: gli attivisti hanno confermato Favia al suo posto con numeri bulgari. Nella sua prima assemblea, infatti, alla quale ha partecipato con l’altro consigliere regionale, Andrea Defranceschi, Favia è stato confermato con 78 voti favorevoli e soli 3 contrari, un plebiscito insomma.
Grillini, la rivincita di Favia: fiducia «bulgara» all’assemblea
