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giovedì, Marzo 28, 2024

De Vivo rinasce, Iorio rimuore. Il Tar conferma l’elezione del primo cittadino di Isernia, un pessimo segnale per il governatore

AperturaDe Vivo rinasce, Iorio rimuore. Il Tar conferma l’elezione del primo cittadino di Isernia, un pessimo segnale per il governatore

Il Tar Molise ha stabilito che Ugo De Vivo e i consiglieri dimissionari del Comune di Isernia dovranno rientrare rispettivamente nei ruoli di primo cittadino e di componenti dell’assemblea comunale. De Vivo, sindaco espressione del centrosinistra, venne silurato all’indomani della propria elezione dalle dimissioni in massa dei consiglieri di centrodestra, la maggioranza in aula. Oggi, con le elezioni regionali in vista, il quadro politico è profondamente mutato e la maggioranza dimissionaria si è sgretolata. Un pessimo segnale per il governatore che, dopo il Consiglio di Stato, perde un’altra importantissima battaglia in vista della sua ricandidatura.

De Vivo rinasce, Iorio rimuore. E’ questa, in termini asciutti all’osso, la sintesi della giornata nella quale il Tar Molise ha rimesso in lizza il sindaco di Isernia Ugo De Vivo, eletto a maggio contro Rosetta Iorio e defenestrato dalle dimissioni in massa del centrodestra pentro che, con quel suicidio collettivo voluto dall’altro Iorio, Michele, pensavano di ritornare al voto e di esprimere, oltre che la maggioranza consiliare, anche il primo cittadino. La scorsa primavera, come noto, le cose erano andate in questo modo: le liste di centrodestra, con circa il 70 per cento dei consensi raccolti al primo turno, al ballottaggio non erano riuscite ad eleggere il proprio candidato a sindaco, Rosetta Iorio. Venne eletto il cespuglioso Ugo De Vivo, uomo che non è certo un fulmine di guerra capace di fare sconquassi. Eppure lo sconquasso c’è stato e grande: a Isernia ha perso Iorio. Rosetta per la forma, Michele nella sostanza, perché quello isernino non è stato un voto per De Vivo ma un voto contro Iorio. Questo è un fatto incontrovertibile che anche un profano delle cose politiche comprenderebbe. Oggi quindi ci risiamo, perché se De Vivo resuscita, Iorio rimuore. E questa volta, più di allora, non è Rosetta a prendersi l’avviso di sfratto ma il governatore in persona.

Il perché è presto detto. Con la sentenza fresca di deposito, il Tar non solo ha rimesso in lizza Ugo De Vivo ma, contemporaneamente, ha ridato vita anche ai diciotto consiglieri comunali di centrodestra che si erano dimessi prima dell’insediamento in Consiglio comunale. A rassegnare le dimissioni, allora, furono Rosa IORIO, Gianni FANTOZZI, Stefano TESTA, Raffaele TEODORO, Mario LASTORIA (Pdl); Pietro Paolo DI PENA, Angelica MORELLI, Giancarlo CHIACCHIARI (Alleanza per il Molise); Mike MATTICOLI,  Clelia IADISERNIA,  Andrea GALASSO (Udc); Domenico CHIACCHIARI, Mario LOMBARDI, Antonio FURIOSO (Progetto Molise); Cesare PIETRANGELO (Adc); Piero SASSI (Grande Sud); Domenico DI BAGGIO (Udeur). Oggi, dopo la sentenza del Tar, è come se quelle dimissioni non ci fossero quindi mai state.  Ma non è tutto, perché oltre a scomparire le dimissioni in questi mesi è scomparsa anche quella maggioranza di centrodestra e tra gli ex dimissionari oggi non se ne troverebbe nemmeno uno disposto a ripetere il suicidio. Forse nemmeno Rosetta Iorio. Oggi, con l’annullamento delle elezioni regionali e quindi con una tornata elettorale alle porte, l’ intercettazione del voto nell’area pentra è diventato una merce preziosissima per chiunque, nel centrodestra e nel centrosinistra. Nessuno degli eletti pensa quindi di rinunciare alla capitalizzazione della propria elezione. E poi c’è un fatto incontrovertibile: quella maggioranza è ormai implosa. Andiamo per gradi: il Pdl è irrimediabilmente diviso al proprio interno, Alleanza per il Molise, che fa capo a Filoteo Di Sandro (potenziale candidato al Parlamento), un nuovo favore a Michele Iorio non è disposto a farlo, come non sono disposti a ripeterlo, per evidenti ragioni di distanza, se non di aperto contrasto, Udc, Adc, e Udeur. Quanto a Grande Sud e Progetto Molise, sono ormai due sigle vuote che non contengono più nessuno, due movimenti che semplicemente non esistono più.

Una situazione, questa, che mette in una posizione scomodissima Michele Iorio e la sua reiterata volontà di candidarsi alla presidenza della Regione. La lezione isernina, perché tale è stata, ritorna prepotentemente alla ribalta in tutta la sua drammaticità. Il Molise, pur confermandosi terra moderata e dalle radici democristiane, al comune di Isernia ha parlato chiaro: si al centrodestra, no a Iorio. Pure essendo Iorio l’una e l’altra cosa, moderato e democristiano, è chiaro che non basta più e che per il popolo ha ormai fatto il suo tempo. Lo hanno capito tutti, tranne che l’interessato. Nei dietro le quinte sono i suoi strettissimi collaboratori ad ammetterlo ma, come quando si deve comunicare una brutta malattia, nessuno riesce a parlare chiaramente al malato. Un centrodestra, quello molisano, veramente al limite dell’autolesionismo se non del suicidio. Eppure basterebbe fare due conti, elezioni alla mano: Campobasso e Termoli e in altri grandi centri come Venafro, Guglionesi, Larino e nella stessa Isernia, la maggioranza dei voti espressi dai cittadini è a favore del centrodestra. Inequivocabilmente. Questo vuol dire, carte alla mano, che cambiare cavallo può significare rientrare in partita. Con Iorio candidato l’area moderata è destinata a perdere, senza di lui quella progressista deve cominciare a temere.

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