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sabato, Luglio 27, 2024

Velardi e Di Pietro a rapporto da Cesa

EvidenzaVelardi e Di Pietro a rapporto da Cesa

Un colloquio a tre, nel palazzo di via Due Macelli, per discutere su dove collocarsi alle prossime regionali. Cesa, Velardi e Teresio Di Pietro sono arrivati a una conclusione concordata. Per ora si resta alla finestra. Troppo ingarbugliato il quadro politico, ancora incerta la data delle regionali, tutta da definire la strategia del partito anche per le elezioni politiche.

Fino a qualche mese fa, quella di Casini era stata definita la politica dei due forni. Alleanze con destra e sinistra, ma solo a livello locale, barra dritta a centro a Roma, in una fase addirittura terzo polista.

Quando l’asse con Bersani ha preso forma, anche nelle periferie l’Unione di centro ha cominciato a interrogarsi e ora che le elezioni sono in fondo alla strada, anche dal Molise sono partiti i big del partito per concordare la linea.

Fin qui, da un paio di legislature, l’Udc è stata una delle colonne della maggioranza di centro destra che ha sorretto i governi Iorio. Per questo, i segretario regionale Teresio Di Pietro e l’assessore Luigi Velardi hanno incontrato Lorenzo Cesa a Roma. Ma al più presto, è il dato certo scaturito dal mini vertice, la segreteria nazionale riunirà Lazio, Lombardia e Molise per definire strategie e programmi. Fino ad allora l’Udc non assumerà impegni. Chi invece ha scelto di non restare a guardare sono due avvocati molisani, Angelo Cima e Pietro Colucci, che hanno preso carta e penna e hanno scritto alla procura della Repubblica di Campobasso al quale hanno chiesto di verificare se il consiglio regionale, e dunque i singoli consiglieri, abbiano oppure no diritto a continuare ad esercitare le proprie funzioni anche quelle legislative e a percepire le indennità di carica, nonostante sia ormai definitivo il giudizio di annullamento delle elezioni con la sentenza del Consiglio di Stato.

I reati che si profilano, sostengono i due legali, sono  di natura penale: usurpazione di funzioni pubbliche e usurpazione di potere politico. Per il primo la pena è la reclusione fino a due anni, il secondo è punito con la reclusione da sei a quindici anni.

Tecnicismi e teoria da codice penale, ma con l’aria che tira sulla politica, meglio mettersi a riparo.

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