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domenica, Maggio 5, 2024

Marilina Niro, rottamare vecchia politica del “do ut des”. I 10 motivi del mio “no” al Bilancio

RegioneMarilina Niro, rottamare vecchia politica del "do ut des". I 10 motivi del mio "no" al Bilancio

Ormai è diventato un fuoco incrociato. Da una parte il Sindaco, dall’altra Maria Michela Niro e Marialaura Cancellario. Il consigliere di Grande Sud, replicando a quanto scritto in una nota stampa da Di Bartolomeo (Niro e Cancellario sono fuori dalla maggioranza), pone l’accento sul “vulnus insanabile”, affermando che, se violazione di un diritto c’è stata, quella riguarda il “nostro diritto d’opinione”. “Ho votato NO all’approvazione del Bilancio del Comune di Campobasso – afferma Niro – in qualità di Consigliere comunale eletta nella maggioranza. Ma nella mia maggioranza non è consentito votare NO, mica siamo in democrazia!”. E spiega i motivi: “Ho votato NO perché non condivido l’aumento dell’aliquota Imu; Ho votato NO perché era possibile intraprendere delle misure che avrebbero permesso di evitare l’aumento dell’Imu, come insieme alle colleghe, ho dimostrato con un emendamento, fatto di numeri e conti, bocciato perché svergognava la volontà di tassare la città. Un comune ben amministrato sa essere produttivo, più che piangersi addosso o prendersela con chi ha delle idee alternative. Ho votato NO – prosegue – perché non accetto l’imposizione dell’ennesimo sacrificio ai cittadini per raggiungere il pareggio di bilancio, per salvare l’amministrazione comunale, per evitare il commissariamento, per restare incollati alle poltrone. Chi pagherà il pareggio del Bilancio del Comune di Campobasso? Le fasce più sacrificate! Io non voglio e non voterò mai il sacrificio delle famiglie della nostra città che si sono già fatte in quattro per avere un tetto sulla testa.  Ho votato NO perché con l’approvazione del Bilancio, per la prima volta il Comune di Campobasso è stato declassato nella categoria dei Comuni non virtuosi, ed io non mi sono candidata per questo. Abbiamo già subito l’aumento della Tarsu, senza rendere positivo il bilancio della SEA.  Ho votato NO perché il programma di Bilancio non rispecchia il programma elettorale dello schieramento che rappresento. Ho votato NO perché né io, né la collega Cancellario, siamo state coinvolte nella sua stesura e le nostre proposte alternative, concrete e valide, non sono state considerate. Ho votato NO perché il pareggio del Bilancio si basa anche sui proventi che dovrebbero arrivare dall’alienazione di Beni che invece potrebbero essere produttivi. In questo periodo di crisi, le aste di vendita sono deserte e, se si vende, si rischia di svendere le proprietà comunali. Ho votato NO perché rifiuto e disdegno la vecchia strategia di attribuire la responsabilità dei nostri mali all’Amministrazione precedente. Diamoci da fare, senza cercare alibi.  Ho votato NO perché nel programma del Bilancio non sono previste delle voci a vantaggio della Cultura o delle Politiche Europee. Inoltre i progetti della Commissione per le Politiche Europee, utili a creare nuove entrate, sono stati sempre congelati senza motivazioni concrete, ma solo per boicottare me in qualità di Presidente di tale Commissione. Ho votato NO perché non sono stata eletta per essere una fedele ed arrendevole esecutrice delle volontà del Sindaco. Mi sono candidata perché credo in una politica nuova e perché volevo rottamare il vecchio stile ‘do ut des’.  Ma nella mia maggioranza non è consentito votare NO, mica siamo in democrazia!”.  “Una maggioranza che pretende di distinguersi sulla scena politica locale e nazionale, facendo proprie le battaglie a tutela e difesa dei diritti civili e della democrazia, elevando questi valori a bandiera distintiva della nostra etica politica – sottolinea Niro – non può certamente opprimere chi sente il dovere di esprimere un pensiero diverso, opposto, di critica anche se diretta ed aspra. Il dissenso, in tutte le sue forme, dall’astensionismo alla protesta più accesa, dovrebbe essere utilizzato come strumento di crescita, momento di riflessione, di dibattito, di elaborazione collettiva e non occasione di punizioni”. Poi conclude citando una frase del Mahatma Gandhi:  un’onesta divergenza è per me “spesso segno della salute del progresso”.

 

Lino Venditti

 

 

 

 

 

 

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