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venerdì, Aprile 26, 2024

Corsa di Iorio contro il tempo. L’autocandidatura del governatore spacca il centrodestra, diviso tra dubbi e resistenze

AperturaCorsa di Iorio contro il tempo. L'autocandidatura del governatore spacca il centrodestra, diviso tra dubbi e resistenze

Michele Iorio, dopo la sua autocandidatura, è alla ricerca di un appoggio da parte dei consiglieri regionali di maggioranza. Forti i dubbi, le tensioni e le resistenze manifestate nel corso di una riunione che i protagonisti hanno tenuto mercoledì sera nella sede della giunta regionale. Da lunedì la partita si sposta a Roma sul tavolo di Alfano e l’intenzione del governatore uscente è quella di presentarsi avendo già acquisito il via libera della maggioranza. Una corsa contro il tempo che rischia di provocare a Iorio un capitombolo. 

In piena sindrome da sfratto esecutivo, Iorio chiede di giocare i tempi supplementari. Nulla di strano, se non fosse che, contemporaneamente, egli pretende di imboccare il fischietto dell’arbitro, parlare da presidente della società e, per finire, vestire anche la giacchetta dell’allenatore. E’ questo, in sintesi, il senso della burrascosa riunione di maggioranza che il governatore uscente ha tenuto mercoledì sera in via Genova, sede della giunta regionale. La partita non è finita, dice, e facendosi arbitro fischia i tempi supplementari. Poi, come presidente della società sportiva, nomina l’allenatore: cioè lui; infine, nella veste di mister, comunica a tutti la formazione che scenderà in campo: quella a un solo uomo, sempre lui. Insomma, più passano i giorni e più appare chiaro che Iorio, come Leonard Zelig nella celeberrima pellicola di Woody Allen, è vittima di una sindrome che lo trasforma a seconda del contesto in cui si trova. Una sorta di camaleontismo politico e trasformismo identitario che lo rendono adatto ad ogni stagione. Specie se la stagione è quella elettorale. Ieri la Regione era un transatlantico in crociera? Zelig-Iorio vestiva i panni del capitano; oggi la Regione è invece una casa che brucia nella notte? Iorio-Zelig è pronto nelle vesti di pompiere. Insomma, lui, solo lui, sempre lui: questo è il messaggio lanciato nel corso della riunione di maggioranza. Io le elezioni le ho vinte e quindi ho il diritto provare ancora, questo avrebbe detto ai consiglieri di una maggioranza che, a ben vedere, non esiste più. Le indiscrezioni trapelate (cioè quelle riferite dai partecipanti) dicono che a pollice decisamente verso si siano presentati Progetto Molise (De Bernardo), Udeur (Niro), Adc (Pietracupa) mentre l’Udc (Velardi) si sarebbe posta in una posizione mediana, aspettando di conoscere da Roma il da farsi. Casini, tuttavia, pare abbia già detto a chiare lettere che di Iorio non vuole più sentir parlare. Anche Molise Civile (Scasserra) avrebbe consigliato a Iorio di riflettere bene su una candidatura che è in evidente calo di consensi. Cosa resta a Iorio, allora? Ben poca cosa: il governatore uscente può contare sull’appoggio parziale del Pdl (Fusco, Vitagliano, Cavaliere e, obtorto collo, Di Sandro), dato il coordinatore regionale, Ulisse Di Giacomo, ha già fatto sapere che il candidato lo deciderà il partito insieme alla coalizione. Iorio è uno dei candidati ma non è l’unico candidato possibile, ha detto Di Giacomo, aggiungendo che fughe in avanti non verranno tollerate.

Appare quindi sempre più evidente come Iorio stia giocando una partita contro il tempo. Passato il ponte di Ognissanti, dal prossimo lunedì i giochi si trasferiranno da Campobasso a Roma ed è lì che si decideranno le sue sorti. Arrivare al tavolo romano dopo aver incassato l’appoggio della maggioranza consiliare consentirebbe di certo a Iorio di trattare da una posizione di forza, ma per fare questo, per incassare il sì convinto di tutti i consiglieri, egli ha a disposizione solo questo weekend. Un weekend di paura e da paura, questo è ciò che attende quello che era il capo assoluto di una coalizione, il leader indiscusso che un anno fa nessuno avrebbe osato contraddire. Quando Iorio dice “un anno fa ho vinto io” dice una cosa esatta ma ne dimentica un’altra: che era un anno fa e che un anno è passato e con esso sono cambiate molte cose, a partire dal fatto che a Palazzo Chigi c’era Berlusconi, sul cui appoggio Iorio ha sempre potuto contare, e oggi c’è Monti, sul cui appoggio il governatore (come del resto l’Italia tutta) non ha mai potuto fare affidamento. Inoltre, tra le cose che sono cambiate c’è anche la composizione del Consiglio regionale, passata da venti a trenta consiglieri, una vicenda che s’intreccia con la nuova legge elettorale che, per il momento, è stata licenziata in commissione ma deve ancora passare al vaglio dell’aula. I boatos che arrivano dal Palazzo rumoreggiano nelle ultime ore di una possibile strumentalizzazione della questione: ci sarebbe chi sottobanco è già al lavoro per lasciare le cose così come stanno. Trenta potenziali consiglieri, in una situazione come questa, sono trenta potenziali alleati per chiunque e per qualunque obiettivo.

Ma non è tutto. A ben vedere, insieme a quello che è già cambiato c’è qualcosa che potrebbe ancora cambiare. C’è un altro aspetto che mette fretta a Iorio, ed è la sua vicenda giudiziaria che nei prossimi giorni potrebbe aggravarsi di ulteriori fardelli. Il prossimo 6 novembre, presso il Tribunale di Larino, si celebrerà l’udienza preliminare relativa all’inchiesta Open Gates, quella che portò all’arresto dell’ex presidente del Consorzio industriale di Termoli, Antonio Del Torto, indagine nella quale tra i diciassette indagati risulta anche il presidente della Regione. Il reato contestato a Michele Iorio è quello di abuso d’ufficio, reato per il quale egli ha già subito in primo grado una condanna a diciotto mesi nell’ambito del processo Bain & Co. Un eventuale rinvio a giudizio, quindi, indebolirebbe ulteriormente la sua candidatura. Ma non è tutto. A ruota, dopo Open Gates, il 13 novembre a Campobasso si celebrerà un’ulteriore udienza preliminare, questa volta per l’inchiesta “Termoli jet” di cui è titolare il Pm Fabio Papa. Anche in questo caso tra gli indagati figura il nome di Michele Iorio, dieci persone tra politici, imprenditori e tecnici, accusati a vario titolo di truffa aggravata, abuso d’ufficio e falso ideologico. Quanto basta, insomma, per far saltare la candidatura di Zelig-Iorio, nonostante Zelig in lingua yiddish significhi “benedetto”. Qui, per trovare la quadra, più che una benedizione serve un esorcismo.

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