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San Giuliano, l’occhio “gelido” della telecamera e le lacrime del cronista

QDSan Giuliano, l'occhio "gelido" della telecamera e le lacrime del cronista

San Giuliano di Puglia, 31 ottobre 2002, ore 11.32.  La notizia si diffonde subito nelle redazioni: “E’ crollata la scuola”. Pochi minuti per organizzare la troupe e si parte. Non si ha ancora la contezza di quello che si presenterà davanti agli occhi, ma ci si prepara al peggio. C’è tensione in auto mentre tra i tornanti ci si avvicina al luogo del disastro. Da lì a poco appare il paese. Confusione, tanta confusione e gente che si riversa in quel luogo “maledetto”. Bisogna lasciare l’auto e proseguire a piedi. Passi veloci, cadenzati, mentre con il cellulare si tenta di contattare la redazione, ma è un’impresa difficile. In molte zone non c’è campo e le comunicazioni sono difficoltose. Arriviamo davanti a quello che resta della “Jovine”; ci guardiamo attorno, cerchiamo di valutare l’entità della tragedia. La telecamera immortala quegli attimi, mentre il cronista per qualche istante resta fermo, impietrito. Si odono i lamenti e le grida d’aiuto di quei bambini sepolti sotto le macerie. Voci e immagini che ancora oggi, a distanza di 10 anni, restano scolpiti in maniera indelebile nella mente. Ma c’è da lavorare, raccontare al Molise e poi al mondo intero grazie alle immagini cedute gratuitamente da Telemolise ai più grandi network, l’orrore che si staglia davanti agli occhi. Quelle voci, quei lamenti, lo strazio dei genitori, dei parenti e di tanta gente, con il passare delle ore diventano un tormento. Poi le luci delle fotoelettriche. I soccorritori sono all’opera. C’è chi scava a mano per ridurre al minimo il rischio di ulteriori crolli. Anche nei loro occhi si legge il dramma che stanno vivendo. Il resto è cronaca. Lettighe coperte da teli bianchi, genitori che cercano di capire di chi è quel corpicino e momenti di gioia quando dall’inferno della Jovine vengono restituiti alla vita altri bambini. L’occhio “gelido” della telecamera continua a filmare tutto. Quello del cronista si riempie di lacrime.

Lino Venditti

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