Mentre i rettori si lamentano per un “sistema universitario italiano che sta ormai precipitando in una crisi irreversibile tale da minare l’immagine internazionale del Paese e le sue prospettive di sviluppo”, gli studenti si trovano di fronte all’ennesimo rincaro delle tasse. Quasi tocchi a loro pagare per le inefficienze e la scarsa qualità dell’intero sistema accademico. Una deduzione forse un po’ azzardata, ma che restituisce in parte un meccanismo che sarebbe altrimenti di difficile comprensione.
Perché, stando all’allarme lanciato dai rettori al mondo dell’università, servirebbero almeno 550 milioni di euro affinché si possa tornare competitivi in Europa in materia di formazione. Questa mancanza di fondi infatti ha prodotto negli ultimi quattro anni una riduzione del numero di docenti e di ricercatori di oltre il 10%; il permanere del blocco del turn-over, fissato al 20% dalla legge di spending review, oltre a ridurre ulteriormente e in misura “intollerabile” il ricambio degli organici dei docenti (le università si troveranno prive di docenti di prima fascia che, negli ultimi 4 anni, si sono ridotti di oltre il 20%).