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sabato, Aprile 27, 2024

Sulla scuola una contro riforma

RegioneSulla scuola una contro riforma

Il segretario del PD di Larino, Claudio Nuonno, critica la riforma sulla scuola presentata dal Ministro Profumo, bollandola senza mezzi termini, come una contro riforma dannosa per molti docenti, soprattutto i precari.

Il ministro dell’Istruzione, Profumo, annida un provvedimento all’interno della Legge di Stabilità al cui cospetto le azioni della Gelmini erano dolci caramelle. Ricordiamoci che, già all’epoca del governo Berlusconi, l’unico settore ad aver subito tagli pesantissimi (si costituirono classi con oltre 27 alunni in classe, si sono chiuse ed accorpate le scuole, bloccati i concorsi, le assunzioni, le retribuzioni, i fondi scolastici, riducendo il settore sul lastrico) è stato la pubblica istruzione. Allora la Gelmini garantì i suoi tagli come preventivi: di seguito la scuola non avrebbe dovuto più pagare e sarebbe potuta rinascere. Oggi non si sa se la Gelmini mentiva, ma di certo è arrivato chi si comporta in maniera ben più grave e pesante.

Grave perché Profumo, ministro non eletto ma designato (all’esordio aveva dichiarato che la scuola non aveva bisogno dell’ennesima riforma ma di buon funzionamento), viene meno alla necessaria continuità e a quanto promesso dalla sua collega Gelmini; nel giro di pochi mesi, produce almeno una decina di annunci roboanti e fuorvianti su tutto e su tutti; mostra invece un pessimo esempio sulle poche cose concrete eseguite (si veda il TFA e concorso).

Pesante perché l’aumento delle ore di servizio a carico di ciascun docente provocherebbe la soppressione di 1 cattedra ogni 4 di quelle esistenti (saltano minimo 20-30 mila posti di lavoro a tempo indeterminato) e l’immediato licenziamento dei precari che operano nella scuola (quindi altre decine di migliaia di piccoli e brevi contratti, che nemmeno sono quantificabili per le confusione che c’è). Conoscendo i meccanismi della politica, è probabile che il ministro retrocederà parzialmente, rintuzzato dalla protesta colpendo invece, per l’ennesima volta, l’anello debole della catena. Molto facile sarà infatti affondare il colpo sul personale precario, costretto oggi ad insegnare su spezzoni di 3-5-10 ore, a 300-600 euro al mese, in più scuole e senza alcuna sicurezza di vedere riconfermato l’incarico nell’anno successivo. Insomma sulla parte priva di diritti, la generazione dei 20-40-enni, che ha difficoltà anche a fare sentire la sua voce.

Può di nuovo questa categoria sottostare ai maltrattamenti dall’ennesimo ministro di stanza in Viale Trastevere ? Deve essere quindi chiaro, che a questo punto, a scanso di equivoci, le proteste della scuola non possono essere trascurate e la politica, quella che cerca il consenso della popolazione, deve tenerne conto. Di contro possiamo esserne certi: una ulteriore fascia sociale si allontanerà dall’area progressista, incapace di dare speranza  nel settore che rappresenta il futuro per antonomasia, l’istruzione.

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