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martedì, Aprile 16, 2024

Regionali, un anno difficile. La metamorfosi di Centrodestra e Centrosinistra

EditorialiRegionali, un anno difficile. La metamorfosi di Centrodestra e Centrosinistra

Esattamente un anno fa il Molise andava alle urne per scegliere il Presidente della Regione e i componenti del Consiglio. Da quella tornata ad oggi le coalizioni sono radicalmente mutate al loro interno. Iorio, con la kermesse alla Piana dei Mulini, è andato oltre i partiti che lo hanno sostenuto per dieci anni. A sinistra, invece, la leadership di Frattura è stata spesso messa in discussione sino all’aperta contestazione del leader di Costruire democrazia, Massimo Romano.

Michele Iorio, presidente della Regione Molise

Parte il conto alla rovescia che ci porterà, intorno all’ora di pranzo di martedì 16 ottobre, a sapere cosa propone il desco della Regione Molise. Nel piatto che servirà il Consiglio di Stato, le minestre potranno essere due: quella del ritorno al voto, se venisse confermata la sentenza del Tar, o in alternativa il pieno ritorno al governo di Michele Iorio e della maggioranza che lo sostiene. Quello che in ogni caso resterà sullo stomaco dei molisani è un anno indigesto le cui scorie, c’è da giurarci, non andranno via nemmeno con robuste dosi di bicarbonato e Alka Seltzer. Chi ne ha pagato pesantemente le spese sono stati i cittadini, costretti ad una situazione di sospensione come l’angelo del presepe: né in cielo né in terra, né carne né pesce, né osso né spina. Che le elezioni le abbia vinte Iorio, non c’è dubbio. Che le abbia vinte anche nella forma, oltre che nella sostanza, questo lo stabiliranno i magistrati che martedì giudicheranno il caso a Palazzo Spada a Roma, sede del Consiglio di Stato.

Se da un lato l’anno che è passato è stato un anno perso sul piano della governabilità e della programmazione, dall’altro, sul versante della politica, è stato un anno che ha detto molte cose, tutte al momento nel surgelatore ma che potrebbero prendere improvvisamente vita e corpo qualora si tornasse al voto. Facendo una radiografia, centrodestra e centrosinistra si sono confrontati al loro interno con uno scontro al calor bianco che ha fatto emergere contraddizioni, tensioni, ambiguità e tartufismi di ogni tipo. Quello che c’è da dire, paradossalmente, è che il centrodestra, uscito con le ossa rotte dalle elezioni regionali (vinte si, ma molto al di sotto delle aspettative), in questo anno ha mostrato capacità di tenuta, almeno sino alla kermesse di Iorio alla Piana dei Mulini; il centrosinistra, invece, uscito gagliardo dalla medesima tornata elettorale, si è mostrato della consistenza di un budino.

L’uppercut ricevuto da Iorio il 16 e 17 ottobre 2011 non deve essere stato facile da assorbire ma, superate le polemiche relative a conteggi, riconteggi, proclamazioni e riproclamazioni, il presidente della Regione all’inizio del 2012 è apparso nuovamente e saldamente a capo della sua maggioranza, della Giunta e del Consiglio. La prova generale di questa ritrovata unità la si è avuta nel nevoso febbraio dell’anno in corso, in occasione della seduta del Consiglio dedicata alla ricapitalizzazione dello Zuccherificio del Molise. Un’operazione voluta da Vitagliano e Iorio per rilanciare da un lato lo stabilimento saccarifero ma, soprattutto, per estromettere dalla tolda di comando quel Remo Perna (o chi per lui) che da Marchionne dello zucchero (così come lo definì Iorio) si è invece rivelato uno che sta all’amministratore delegato della Fiat come la saccarina sta allo zucchero. Bene, sotto metri di neve il centrosinistra riuscì in quella circostanza letteralmente a squagliarsi. Disorientati e confusi, i consiglieri del centrosinistra non solo andarono a trotterello di cane, cioè senza meta e senza costrutto, ma si spaccarono al momento del voto, con Frattura da una parte e Romano dall’altra. Cominciò in quel momento la stagione dei monsoni, di quella tempesta che piano piano allontanò i due in maniera (ad oggi) irreparabile e che giunse all’apoteosi in una placida sera d’estate quando in Piazzetta Palombo, a Campobasso, Massimo Romano attaccò apertamente Frattura (seduto tra il pubblico) nel corso di un incontro di Costruire democrazia e alla presenza di Nicola Magrone, l’ex capo della Procura di Larino,

Sempre in estate i temporali hanno colpito duro anche nel centrodestra. La metafora metereologica ci porta dritti nel comune di Colle d’Anchise, alla Piana dei Mulini, dove si è consumata una clamorosa spaccatura tra Iorio e la coalizione di partiti che lo ha sostenuto per dieci anni. Messo alle strette sul fronte interno e dai dubbi sollevati rispetto ad una sua quarta candidatura (in caso di ritorno al voto) alla presidenza della Regione, Iorio ha smontato in un battibaleno lo stretto edificio della coalizione ed è andato alla prova di forza rivolgendosi direttamente al popolo del centrodestra. Per lui, va detto, la Piana dei Mulini è stato un successo: la piana era piena ma non è certo detto che a quella piena corrisponda il pieno nelle urne. Questa è la critica che gli assenti e i dubbiosi hanno rivolto in quella circostanza a Iorio. A mostrare i muscoli, prima, durante e dopo la Paina dei Mulini, due big del Pdl: il Coordinatore regionale del Pdl (che certo non è uno che le manda a dire), Ulisse Di Giacomo, e l’assessore al Bilancio e alla programmazione, Gianfranco Vitagliano. Il primo ha puntato i piedi sula centralità e sul rispetto del ruolo dei partiti, il secondo invece parlato esplicitamente di “iorismo” beccandosi a stretto giro di posta la replica piccata di Iorio.

Tra questi due episodi, il febbraio nevoso e l’agosto afoso, sta l’anno che è passato. Tra Piazzetta Palombo e la Piana dei Mulini, geograficamente parlando. Un anno che è già cessato ai primi di settembre quando una sorta di paralisi ha colpito istituzioni, partiti, politici e politicanti, tutti pietrificati dall’appuntamento del 16 ottobre. Forse solo la riduzione da trenta a venti consiglieri regionali ha dato uno scossone al Palazzo ma, in questo caso, più che la convinzione ha potuto la paura. Quella di molti di restare per strada. L’unica cosa certa, a questo punto, è che di certo non c’è nulla, a partire dalle elezioni che, ad oggi, non è dato di sapere se si ripeteranno. Tuttavia, qualora si votasse di nuovo, c’è da attendersi di tutto. A destra come a sinistra nulla è come un anno fa.

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