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domenica, Maggio 19, 2024

Stella, Rizzo e la terra fertile

AttualitàStella, Rizzo e la terra fertile

È tornato in azione il martello mediatico del «Corriere della Sera», bersaglio ormai solito il Molise (Nel Molise degli sprechi rischia di rivincere il Viceré, 6 novembre), ma questa volta con risultati mesti, e scarso seguito, poiché il troppo notoriamente storpia. Articolo di Gian Antonio Stella, nella circostanza orfano del dioscuro, Sergio Rizzo, impegnato, probabilmente, a elaborare un’altra delle sue lezioni sugli sprechi delle consulenze, e in particolare delle consulenze di sua sorella, Raffaella, consulente per l’appunto dell’attuale sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Antonio Catricalà. E il fatto che il marito, Roberto Sommella, sia stato direttore delle relazioni esterne ai tempi in cui Catricalà guidava l’Antitrust, naturalmente non c’entra nulla. Nessun familismo, nessun occhio di riguardo, cose che notoriamente allignano solo nel vicereame del Molise.

Stella, dal suo canto, mette insieme le solite leggende metropolitane, le api, le patate, le seppie, senza neppure sognarsi di tener presente che dalle sue parti, il Veneto sobrio e integerrimo, le vongole e i cannolicchi sono regolarmente finanziati – dalla Regione – e guai a chi glieli tocca. Meno che mai li tocchi Sergio Rizzo, che già venne severamente messo sull’attenti quando se ne uscì con la storia delle decine di sedi internazionali della Regione Veneto. Lo stile? Quello consueto: sarcastico, frizzante e molto saputello: «Poteva forse il Veneto rinunciare ad aprire un ufficetto in Bielorussia? O un appartamento in Bosnia? Un paio di punti d’appoggio in Canada? Tre in Romania? Quattro negli Stati Uniti e altrettanti in Bulgaria (sì, la Bulgaria)? Un pied à terre in Vietnam? Un appartamento in Uzbekistan? Una tenda negli Emirati arabi uniti? Un bungalow a Porto Rico? E un consolato in Turchia, alla memoria dell’ambasciata veneziana alla Sublime Porta, quello forse no?»

Nereo Laroni (ex parlamentare europeo e console onorario nientemeno che del Kazakistan), liquidò la cosa in due minuti: «Una bufala colossale». Aveva ragione lui. Il censore Rizzo aveva confuso sedi vere e sedi informatiche. «Triste momento per l’informazione di qualità», commentò «Il Mattino» di Padova. Stella e Rizzo vengano nel Molise, che trovano terra più fertile.

Michele Tuono

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