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mercoledì, Maggio 1, 2024

Toro: Maria Teresa e Angelamaria,”martiri” di guerra dimenticate

QDToro: Maria Teresa e Angelamaria,"martiri" di guerra dimenticate

Le vittime della seconda guerra mondiale sono state tante. Troppe. Non solo soldati, ricordati e onorati in ogni paese con lapidi, ma anche innocenti, civili, donne, uomini, vecchi, bambini, preti. Il dieci ottobre il ricordo di Monsignor Secondo Bologna, che 70 anni fa perse la vita per una granata esplosa sull’arcivescovado di Campobasso. Nella memoria collettiva il suo sacrificio valse la salvezza della città di Campobasso.
Altre persone, però, sono morte allo stesso modo, ma il loro ricordo si è perso, cancellato. Quasi che quelle vite non fossero degne di essere onorate e ricordate come martiri incolpevoli della grande, immane follia che è la guerra. Testimoni silenti di una tragedia per la quale hanno dato quella vita che avrebbero voluto e dovuto vivere. Giovanni Mascia, di Toro, attento custode della tradizione, storia e cultura della nostra terra, dal sito Toroweb ha voluto porre all’attenzione di autorità e molisani proprio una storia dimenticata. Quella di Maria Teresa Grosso, contadina di 36 anni e sua figlia Angelamaria Marcucci, di soli sette anni.
Il 12 ottobre del 1943 su Toro i colpi di mortaio degli alleati si abbattevano senza tregua. Il Comando tedesco nella caserma dei Carabinieri. Contadini e toresi cercavano di sfuggire alle bombe, di salvare le loro vite nei rifugi, nelle stalle.
La giovane Maria Teresa Gosso, viveva vicino la caserma e appena sentì i colpi si affaccò sulla campagna. Il cuore stretto nella morsa della paura per il marito nei campi e i due figli maschi che pascolavano le pecore. Con lei in casa le figlie Giuseppina e Agelamaria, quest’ultima malata, vicino al camino. I richiami della donna ai figli smorzati dal mortaio che colpì il tetto. Per la piccola AngelaMaria la morte fu istantanea. Giusepppina ferita. Maria Teresa colpita alla testa, incinta di pochi mesi. Spirò dopo dodici ore di agonia, il mattino del 13 ottobre. Sul registro del Comune di Toro si capisce quando sono morte, ma non perchè. Maria Teresa Grosso descritta come “contadina di razza ariana”, nell’agghiacciante, beffarda, terminologia nazifascista.
La loro storia nota grazie alle ricerche e le pubblicazioni di Giovanni Mascia e a quanto reso noto su Toroweb, come la testimonianza di uno dei figli della giovane contadina, Nicola, salvo perchè pascolava le pecore. Testimonianza raccolta da Vincenzo Colledanchise.
Una vicenda che vuole essere uno stimolo per le istituzioni locali a voler ricordare, simbolicamente, queste due povere vite, vittime innocenti di guerra, martiri toresi. Un fiore, una preghiera, una lapide, qualche parola, il 12 ottobre, dall’anno prossimo, possono e devono loro essere tributate. C’è solo il nome di Maria Teresa sul monumento ai Caduti in paese.

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