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venerdì, Marzo 29, 2024

Molise, allarme gioco d’azzardo

AttualitàMolise, allarme gioco d’azzardo

Dalle ultime stime del Centro Studi dei SERT italiani, in Molise ad abusare di videopoker, slot machine e altri giochi d’azzardo legalizzati, è il 50% della popolazione, con sacche di disagio importanti e molte famiglie indebitate oltre modo per far fronte a questo debito, l’età in cui ci si avvicina alle “macchinette” è sempre più bassa e molti sono i minorenni.

“Quando mi va bene mi fermo a cento cinquanta euro al giorno, ma qualche volta nelle macchinette ci metto anche l’itero stipendio di un mese, per questo problema mi sono separato da mia moglie e i miei figli non vogliono nemmeno vedermi”. Questa è la testimonianza di un giocatore incallito che ha speso e sta ancora spendendo, una fortuna alle macchinette, “ho venduto due macchine, un pezzetto di terra che mi aveva lasciato mio padre ma non riesco a smettere, è peggio della droga”, continua il nostro interlocutore, un uomo di 50 anni, ben portati e distinto, insomma nessun elemento ci farebbe pensare che da anni ormai, sento l’irrefrenabile voglia di mettere soldi in quelle maledette macchinette che mai e poi mai, ti faranno diventare ricco anzi. Secondo le stime ufficiali il Italia ogni cittadino, neonati compresi, spendo la bellezza di mille e settecento euro ogni anno, in giochi d’azzardo, ormai legalizzati, dove il maggiore azionista è il Ministero del Tesoro tramite agenzie di scommesse appunto legalizzate, si stima inoltre che ci si avvicina alle macchinette già all’età di 15/16 anni, e la possibilità di giocare tramite internet a poker, aggrava sempre più questo problema. Una vera piaga che non risparmia nessuno, dal professionista all’operaio, tutti vogliono tentare la fortuna, pur consapevoli che nessuno fino ad oggi è riuscito a sbancare le macchinette. “Ho provato una sorta di disintossicazione –continua il nostro amico – ma senza risultato, bisogna che io per primo mi metta in testa che questa ormai è una malattia, e come tale deve essere curata, ma se non ci convinciamo noi per primi è dura, certo sono cosciente che ieri ad esempio mi sono giocato quasi trecento euro, e una famiglia normale con quei soldi ci fa la spesa per molti giorni, ma quando ti prende la “smania” c’è poco da fare, non so dove arriverò, ma certo cosi non può andare”. Già, cosi non può andare, non può andare perché gli interventi in questo settore sono ancora molto deboli, e solo oggi, e con molte difficoltà, la società e le Istituzioni si accorgono che il problema è andato oltre, è diventata emergenza. Con la crisi in corso poi il numero degli scommettitori e dei giocatori d’azzardo, paradossalmente aumentano sempre più, e aumentano sempre più le famiglie in difficoltà.

Vorrà dire qualcosa se, secondo un dato dell’Eurispes del 2005, il gioco d’azzardo veniva praticato da un 66% di disoccupati? Nell’ottica di questi soggetti senza occupazione si può considerare come una ricerca di lavoro o un uso dissennato del tempo libero? La retorica della domanda suggerisce inevitabilmente la risposta. Ma se un italiano su cento è dentro questa maglia di patologia, a volte cronica, il numero delle persone coinvolte cresce esponenzialmente perché è stato calcolato che ogni ludopatico, come vengono definiti i giocatori d’azzardo, investe del problema o trascina nel gorgo della propria devianza almeno altre sette persone. Non solo, la componente femminile è in costante aumento in questo universo. Attualmente le donne che si rivolgono alle strutture di assistenza sono il 28% del totale. In tutto questo però dobbiamo considerare quelli che sono i veri paradossi della storia e cioè, come per i tabacchi e l’alcool, non possono essere venduti ai minorenni, per il gioco d’azzardo cosi non è, e i minorenni possono tranquillamente giocare nei locali senza che i gestori dicano nulla, per i tabacchi è vietata anche la pubblicità, per il videopoker invece no, troviamo le pubblicità su tutte le televisioni, sui giornali e via dicendo. Insomma una situazione in cui se le Istituzioni non trovano il modo di intervenire, seriamente, saranno sempre di più quelli che si “giocano” tutto nella speranza di fare il botto, botto che come possiamo immaginare difficilmente si riesce a fare, e il Governo Monti ha pensato bene di fare un decreto in cui vieta l’ubicazione della macchinette a meno di 500 metri dalle scuole.

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