Una separazione consensuale, quella fra il presidente della Regione e il suo consulente giuridico. Un arrivederci con pacca sulla spalla, senza rancore, tra Donato Toma e Nunzio Luciano che soprattutto sulla rete, però, è stata letta dai soliti professionisti della dietrologia e della calunnia come necessaria per via di alcuni presunti scheletri nell’armadio.
“Nessun problema -ha dichiarato il presidente della Cassa forense a Telemolise – anche se – ha ammesso – lavorar ein questo clima è diventato difficile”.
Il riferimento è ad alcuni incarichi che Luciano ha ottenuto dall’Asrem, una decina in cinque anni ha specificato su 1200 affidati, che per qualcuno farebbero a pugni con quelli ottenuti da un suo famigliare stretto.
“La mia collaborazione con Toma – ha voluto sottolineare Luciano – continuerà anche a titolo gratuito”.
Da rimarcare i suoi interventi per il protocollo tra Regione e Cassa depositi e prestiti e quello alla Corte Costituzionale con il clamoroso successo della Regione ottenuto sulla compatibilità tra il commissario alla sanità e il governatore messa in discussione dal governo.
Intanto, però, Toma perde un perno fondamentale anche sul piano politico, nonostante le rassicurazioni di Luciano che dentro Forza Italia vanta agganci robustissimi.
E così l’assetto politico della maggioranza potrebbe ricavarne un altro scossone, dopo quelli dell’ormai famoso voto contrario di Filomena Calenda sul piano trasporti, delle continue pungolature di Iorio e di Aida Romagnuolo.
Dopo l’annuncio con botto di fine anno di una meditazione che avrebbe portato novità gentili in giunta, Toma ha surgelato la crisi in attesa di qualcosa. O forse di qualcuno che venga a togliergli le castagne dal fuoco, prima che i marroni diventino indigesti.