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giovedì, Aprile 18, 2024

Lo stato della sanità nella regione Molise

EditorialiLo stato della sanità nella regione Molise

di  DON FRANCESCO MARTINO*

Oggi come oggi appare estremamente difficile fare il punto della situazione della Sanità nella Regione Molise, dato che la situazione di quella pubblica è di fatto precipita sempre di più, il commisariamento Frattura e il lungo interregno non hanno portato ad instaurare un circolo virtuoso, se non in apparenza, drogato dagli aiuti della Conferenza Stato Regioni. Mi spiego meglio, descrivendo lo stato dell’arte. Nell’anno 2015, il settore sanitario della Regione Molise ha continuato a produrre rilevanti deficit di gestione. Al IV trimestre 2015, è risultato un disavanzo di € 45,321 mln, pari al 7,5% del finanziamento annuale assegnato alla regione. Anche tenendo conto del conferimento delle aliquote fiscali relative all’anno d’imposta 2016 (pari ad € 18,192 mln, al netto di € 2 mln destinati dallo stesso Piano di rientro al pagamento della rata dell’anticipazione di liquidità) – è risultato un disavanzo non coperto di€ 27,129 mln. Solo grazie al contributo di solidarietà interregionale in accompagnamento al Piano Operativo Straordinario 2015-2018, (30 ml) il risultato gestionale è riuscito ad attestarsi su un valore positivo di € 2,871 mln. (fittizio) scongiurando così l’applicazione delle sanzioni (di cui all’art.1, comma 174 della L. n.311/2004 e s.m.). La situazione 2016 non è stata delle migliori: la Regione Molise al IV trimestre 2016 ha presentato un disavanzo di 42,016 mln di euro, che dopo il conferimento delle aliquote fiscali preordinate dal Piano di rientro alla copertura del disavanzo sanitario, relative all’anno d’imposta 2017, pari a 17,220 mln di euro (al netto di 2 mln di euro destinati dallo stesso Piano di rientro al pagamento della rata dell’anticipazione di liquidità), e la rideterminazione della stima dei gettiti, ha registrato un disavanzo non coperto di 22,710 mln di euro, coperto del contributo di solidarietà interregionale pari, per l’anno 2016, a 25 mln di euro, con risultato di gestione 2017 in 2,290 mln di euro di avanzo (fittizio). Nell’anno successivo, 2017, la Regione Molise a Consuntivo ha presentato un disavanzo di 35,055 mln di euro ridotto, dopo il conferimento delle aliquote fiscali preordinate dal Piano di rientro alla copertura del disavanzo sanitario, ad un disavanzo non coperto di 14,376 mln di euro. Alla luce del contributo di solidarietà interregionale pari, per l’anno 2017, a 18 mln di euro, il risultato di gestione 2017 è stato di 3,624 mln di euro, anche esso fittizio. I Tavoli Tecnici hanno richiamato l’attenzione della struttura commissariale alla circostanza che l’equilibrio di gestione anche per l’anno 2017 è stato garantito solo grazie al contributo di solidarietà interregionale, ed il 2017 è l’ultimo anno per il quale è stato previsto un contributo di solidarietà interregionale. Come sono stati ottenuti i piccoli risparmi: di fatto non effettuando spese importanti per l’ammodernamento tecnologico delle apparecchiature dei presidii, di procastinare nel tempo i concorsi per le assunzioni del personale a tempo indeterminato, di proporre soprattutto al personale medico concorsi per attività libero professionale e pochi incarichi a tempo determinato, creando di fatto un blocco del turn over e non rimpiazzando i pensionati, portando al collasso le Unità Operative previste, dismettendo ove possibile, non attuando la parte positiva di fatto del Programma Operativo 2015/2018. Non si è intervenuto efficacemente con una spendig rewiew sulla spesa non sanitaria, non vi è stata una efficace riorganizzazione del personale (ad esempio in alcune U.O. il personale è in sovrannumero, in altre corrispondenti al limite della sopravvivenza o sotto) anche tramite un accordo complessivo con i Sindacati, mai avviato, si è continuato a spendere per cose strane, non proprio necessarie, non sono stati effettuati risparmi mediante la riorganizzazione delle strutture territoriali per rispondere meglio e con più efficacia ai bisogni del territorio, si è vissuto di fatto alla giornata, senza programmazione. Per cui, non essendo stata fatta vera razionalizzazione della spesa negli anni degli aiuti della conferenza Stato Regioni, il deficit di quest’anno si preannuncia negativo, probabilmente in 9 ml. di euro, ma con servizi pubblici ormai ridotti al lumicino. Cosa che comporterà le famose disposizioni citate sopra, e cioè il blocco del turn over e l’aumento al massimo delle aliquote di compartecipazione sanitaria, ma che imporrà di fatto una spending rewiew molto più dolorosa di quella non effettuata in quegli anni, che non è dato di sapere se porterà di fatto alla chiusura delle strutture, o sarà molto intelligente da tagliare i molti alberi inutili (me lo auguro di cuore). Da considerare che la Regione Molise ha un debito sanitario pregresso di circa 400 mln di euro, secondo la relazione della Corte dei Conti per l’anno 2017, che ha pesato molto sui risultati conseguiti in questi anni, e che, mi hanno riferito, si è cercato di ridurre con un mutuo di Regione Molise di 240 ml. di euro, disavanzo dovuto alle prestazioni della sanità convenzionata fino alla introduzione dei tetti massimi di spesa, non accolta benissimo dalle strutture convenzionate, ma eredità di una gestione dissennata ed allegra fino al 2015. Anche in merito alla storia dei LEA è bene fare qualche precisazione: l’esito dell’ultimo tavolo tecnico dà in realtà dà un giudizio sui LEA positivo perché è basato prevalentemente su indicatori socio economici progettati non dal Ministero della Salute, ma dal Ministero dell’Economia, e non registrano in effetti il miglioramento della qualità di cura per ogni percorso, se non in merito alla prevenzione, dove i dati hanno valore, ma in merito alla qualità dell’assistenza ospedaliera e territoriale non danno il vero quadro della situazione sanitaria della Regione: ad esempio indicatori positivi sono i posti letto sottodimensionati, l’alto numero di vaccinazioni, gli indicatori economici delle prestazioni sono perché depressi in regola, ma tutto il resto è critico, e comunque il valore 164 è appena sopra la soglia di sufficienza, 160, e ben lontana dai valori delle Regioni con una buona sanità. Un dato più attendibile è quello pubblicato il 28 ottobre 2018 sul Rating pubblico sulla situazione sanitaria delle Regioni a Statuto Ordinario, che vede il Molise con 39, ben ultimo, nella categoria “Poor” (povero), a fronte dell’appena sufficienza delle Regioni di quasi tutte le Regioni del Centro Italia su 52-56, e l’Eccellente di Lombardia, Veneto e Toscana tra l’85 e il 73 (il doppio). Il Molise sconta una gestione complessiva deludente basata sul rinvio di ogni decisione e vive
ndo alla giornata, una politica nel settore di puri annunci mai concretizzati se non solo sulla stampa, e di fatto portando alla consunzione la sanità regionale, demotivando gli operatori che avevano voglia di impegnarsi, sia economicamente che professionalmente, volendo nascondere la polvere sotto il tappeto e curando l’immagine esteriore. Siamo in emergenza, e il deficit del servizio pubblico immancabilmente spinge il cittadino a rivolgersi al privato convenzionato, ma questa non è una soluzione, in quanto i tetti di spesa, raggiunti, causeranno il blocco delle prestazioni anche in queste strutture, che sanno bene che le prestazioni extrabudget non gli verranno rimborsate, a meno di consentire una crescita fuori controllo della spesa sanitaria che determina il collasso del Sistema Sanitario. A questo problema va aggiunto il processo di regionalismo differenziato, avviato già con Lombardia e Veneto in materia di budget, che prevede nella bozza ultima presentata in Consiglio dei Ministri l’assegnazione di risorse sulla base della spesa sostenuta dallo Stato nella Regione sulle funzioni trasferite ed assegnate, sui fabbisogni standard, superando in 5 anni il criterio della spesa storica, come parametro di riferimento in base alla popolazione residente e al gettito dei tributi maturati sul territorio regionale in rapporto ai rispettivi valori nazionali, con variazioni di gettito maturato dei tributi compartecipati, aliquote, e quanto riconosciuto in applicazione dei fabbisogni standard di pura competenza Regionale (aumento tasse regionali a copertura). Questo regionalismo differenziato in sanità fa venire meno gran parte della solidarietà mutualistica oggi presente tra le Regioni, e il Molise è perdente per numero di abitanti, gettito di tributi, e capacità di imposizione fiscale, quando il sistema sarà applicato, e di conseguenza dovrà tagliare e cancellare diverse prestazioni oggi garantite e tranquille. E’ evidente che alla Sanità Molisana, invece di disquisire a chi compete fare il Commissario, vada posto immediatamente mano, per non fare la fine dei famosi “capponi di Renzo”. Come Responsabile dell’Ufficio di Pastorale Sanitaria della mia Diocesi ho consegnato al mio Vescovo una proposta, in linea con l’attuazione migliorativa del DM 70 e del Programma Operativo Straordinario 2015/2018, che potrebbe almeno essere valutata. Con grande urgenza, senza aspettare i numeri, consiglio vivamente i Parlamentari, la Giunta Regionale del Molise, i Commissari ad interloquire e chiedere un incontro urgente straordinario del Tavolo Tecnico, per ottenere la deroga di assunzione del Personale a Tempo Indeterminato rideterminando il fabbisogno necessario a coprire per adesso tutte le Unità Operative e i Servizi previsti dal POS 2015/2018, vidimato dagli stessi e approvato con legge dello Stato, per garantirne la piena attuazione. Quindi è necessario lavorare ad una riorganizzazione che garantisca i servizi pubblici ai cittadini, piuttosto che le strutture, ridiscutere con i sindacati un nuovo contratto che garantisca la riorganizzazione del personale sanitario in vista del garantire i servizi territoriali previsti e ospedalieri in tutta la Regione, rimotivando anche economicamente gli operatori, operare una seria revisione dei servizi esternalizzati, che purtroppo spesso non producono risparmi, ma aumenti di spesa, fare andare avanti l’organizzazione con una visione prima sanitaria e poi aziendale economicistica diciamo monetaristica, pensare a premi di produttività solo per chi abbatte le liste di attesa calcolando gli standard minimi di numero di prestazioni obbligatoria per servizio in merito ad ore di ambulatorio, day surgery e day hospital, rivedere tutte le convenzioni, specialmente quelle con il privato non di eccellenza che fa le stesse cose del pubblico o si sostituisce ad esso dove i relativi servizi pubblici di base vengono chiusi, effettuare investimenti tecnologici per il rinnovo almeno del parco TAC e radiologico, ecografico e di tutte le attrezzature usurate, che rompendosi spesso, paralizzano tutta l’attività del settore pubblico determinando antieconomicità e crescita dei costi per le soluzioni privato convenzionate alternative, anche perché il privato convenzionato deve essere integrativo e complementare al pubblico in un’ottica di efficienza dei due servizi, non sostitutivo perché il pubblico non funziona: altrimenti è meglio ritornare al sistema delle casse mutue, cancellando la migliore legge mai varata in Italia sul Sistema Sanitario Nazionale (la 883 del 1978).

*Direttore UPS Trivento.

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