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venerdì, Aprile 19, 2024

Altilia e Sepino: i templi romani con “vista” parco eolico

Altri comuniAltilia e Sepino: i templi romani con "vista" parco eolico

1272307271225_Il_sito_archeologico_di_Sepino_Altiliadi GIOVANNI DI TOTA

La zona è tra quelle che maggiormente andrebbe preservata. Un’area che racconta secoli di storia e custodisce alcuni tra i monumenti più antichi e significativi della regione.

Le carte la chiamano indifferentemente Valle del Tammaro, ma la Saepinum dei romani e i resti di Altilia raccontano la presenza e la vita di un popolo che ha calpestato quel selciato, pregato fra quelle colonne e venduto merce in quei mercatini. Una storia che qualcuno ha deciso di profanare, senza che i soloni delle parole e del fiato sprecato abbiano mosso un dito. Anzi. Ne hanno favorito l’arrivo. Pali alti fino a 40 metri, in alcuni casi, per alimentare quello che la moderna tecnologia definisce con  una parola gentile parchi eolici, ma che nella realtà deturpano in modo irreversibile il paesaggio. E quando il paesaggio non sono colline e boschi anonimi ma monumenti e templi con marmi e capitelli, i papaveri locali dovrebbero quantomeno alzare la voce.

Finanche Vittorio Sgarbi era sceso in mezzo le ruspe tra Cercemaggiore e Sepino, la zona dove dovrebbero essere installati i pali, per proteggere il sito archeologico. Il critico d’arte ne ha fatto quasi una battaglia  personale, sostenuto in larga parte solo dai cittadini di quei paesi, dalle associazioni culturali e ambientaliste. Ora si apprende che alcune imprese esecutrici hanno già avviato i lavori di messa in opera delle pale. Sul tema è intervenuto Michele Petraroia, per circa tre anni assessore e plenipotenziario e vice presidente della giunta Frattura contestato da opposizione e frange della maggioranza per il suo silente immobilismo. Oggi, che Petraroia si è tolto la giacca da assessore e si è rinfilato la canottiera del contestatore, punta il dito contro tutto e tutti.

Sullo sfondo, al di là della polemica politica di posizione e opportunismo, resta il problema vero. Quale sarà la vera immagine del Molise fra qualche anno: quella che abbiamo venduto e filmato a Expo oppure quella che osserva chi passa sulle sgarrupate strade che lo attraversano. E cosa proteggiamo della regione fuori dai luoghi comuni, presentata all’esposizione di Milano: il verde, l’ambiente e la storia, o gli interessi, le ruspe i cantieri.

Lo sapremo al prossimo Expo, 2020 Dubai, Emirati Arabi, sempre che il Molise ci sia ancora.

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