Quello che sembrava potesse essere un salto all’indietro per la sanità regionale, con la cancellazione dei tagli e dei ridimensionamenti operati dal govero Frattura, si è rivelato ben presto un’illusione.

Non è così, infatti la Corte Costituzionale ha pubblicato ieri una sentenza in cui non viene annullato il Piano Operativo Sanitario 2015-2018, ma viene invece sancito che l’articolo 34 bis del decreto Milleproroghe 2017 del governo Gentiloni non è costituzionale e, per questo, perde efficacia di legge. E cosa c’era scritto in quell’articolo del Milleproroghe?

C’era scritto che il Pos Molise 2015-2018 veniva adottato e promulgato come legge dello Stato. Quindi, dopo la sentenza della Corte Costituzionale, il Pos di Frattura non è più legge dello Stato, ma viene riportato al suo valore originale, ovvero quello di atto di programmazione sanitaria regionale con tutta la sua efficacia che rimane intatta.

Una differenza però c’è ed è quella che se prima il Pos non poteva essere impugnato davanti al Tar, perchè legge dello Stato, oggi, riacquisendo la giusta veste di atto di programmazione regionale, può essere oggetto di ricorso al Tribunale amministrativo regionale.

Tutto qui, la sostanza non cambia e restano operativi i tagli e i ridimensionamenti fatti a suo tempo su tutti gli ospedali regionali dal governo Frattura.

La vicenda che ha portato alla sentenza della massima corte nasce da un ricorso, per il taglio di 11 posti letto, presentato dal Neuromed al Tar Molise, ricorso che vedeva come controparte in aula i Forum della sanità pubblica con gli avvocati Romano e Ruta. In quel frangente, il presidente del Tribunale amministrativo, Silvestri, sollevò l’eccezione di costituzionalità sull’articolo del Milleproroghe. E oggi possiamo dire che aveva ragione, quella norma era incostituzionale e il ricorso del Neuromed torna di nuovo in discussione davanti al Tar Molise.

Intanto, però, il nuovo Piano Operativo 2018-2021 che avrebbe dovuto ridisegnare la sanità pubblica molisana resta ancora fermo al palo. Toccava predisporlo al Commissario Giustini ma, che si sappia, per ora è stata solo  predisposta una bozza dal Generale, bozza che è ancora ferma a Roma, in attesa di essere validata dai tecnici ministeriali. E tutto questo accade dopo un anno e mezzo di commissariamento. Diciotto mesi di tempo perduto.

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