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venerdì, Aprile 19, 2024

Termoli, Veglia di Pasqua in Cattedrale. Il vescovo De Luca: “Riscoprire la fede nella cultura dell’incontro e dell’amore gratuito”

AperturaTermoli, Veglia di Pasqua in Cattedrale. Il vescovo De Luca: "Riscoprire la fede nella cultura dell'incontro e dell'amore gratuito"
Mons. Gianfranco De Luca, vescovo della Diocesi di Termoli – Larino
Un momento della Veglia Pasquale in Cattedrale a Termoli

Solenne Veglia Pasquale in Cattedrale a Termoli presieduta dal vescovo della Diocesi di Termoli  – Larino, Gianfranco De Luca. La festa al centro di ogni cristiano diventa un’occasione per riscoprire il senso della propria fede e del rapporto con Dio. Un messaggio che rappresenta anche un invito a riscoprire la cultura dell’incontro e del gratuito riconoscendo un amore senza condizioni.  In una lettera rivolta all’intera comunità diocesana e intitolata “Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato” il vescovo ha evidenziato aspetto significativi di un percorso di riconciliazione e di accoglienza della Parola di Dio aprendo una riflessione nella vita di ogni giorno. 

Un percorso di attenta e profonda riflessione per riscoprire la propria fede e il rapporto con Dio nella vita di ogni giorno. È quello indicato dal vescovo della Diocesi di Termoli – Larino, Gianfranco De Luca, per vivere in pienezza il periodo della Quaresima e il Tempo Pasquale invitando, da fratelli riconciliati, tutta la comunità diocesana ad annunciare, fare proprio e far conoscere il senso dell’Amore più grande avviando un vero e proprio “processo di trasformazione” personale.

Le parole che l’apostolo Paolo rivolge ai Corinzi, “Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio (2Cor 5,20)” sono state al centro della prima parte di questo cammino e, durante il periodo di preparazione alla Pasqua, mons. De Luca ha voluto evidenziare tre verbi che indicano, di fatto, tre atteggiamenti esistenziali: ascoltare, dimorare e annunciare. Ora questi tre atteggiamenti si collegano anche a tre interrogativi: In quale Dio crediamo? Con quale Dio viviamo? Quale Dio annunciamo con la nostra vita? “Tutti – questo l’invito del vescovo – siamo invitati a rispondere a tali domande ricordando sempre che dall’idea di Dio che abbiamo consegue anche il rapporto che viviamo e coltiviamo con Lui, cioè il nostro modo di vivere la fede. E capire, dunque, se il nostro modo di pensare e il nostro agire siano ancora fermentati e motivati da principi attivi di morte piuttosto che di vita”. È ancora l’apostolo Paolo a fare da guida alla riflessione della lettera del vescovo “Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato” diffusa a pochi giorni dalla Pasqua di Resurrezione: “Non sapete che un po’ di lievito fa fermentare tutta la pasta? Togliete via il lievito vecchio, per essere pasta nuova, poiché siete azzimi. E infatti Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato! (1Cor 5,6)”.

La lettera esorta a rivedere delle convinzioni diffuse e sbagliate: “Dio, così come noi siamo soliti pensarlo e immaginarlo, è piuttosto il datore della Legge, il giudice che premia e punisce, il padrone della nostra vita a cui dobbiamo obbedienza e ossequio. Ebbene, non è forse questa una caricatura di Dio che ha insinuato in noi il Nemico? Infatti, essa ci induce a temere Dio e a percepirlo più come concorrente che come alleato, più come limitatore che come garante della nostra libertà. La Pasqua torna puntuale a ricordarci che Gesù, il Crocifisso-Risorto, è l’unica vera rivelazione di Dio: in lui c’è la manifestazione reale di un Dio che ama fino a dare tutto se stesso, totalmente e senza condizioni”. Si rinnova il significato di questo immenso amore: “Lui si sacrifica per noi, non siamo noi a doverci sacrificare per Lui. Lui è il Padre, garante e custode della nostra libertà, e noi siamo suoi figli e non più suoi servi. Per questo ci dice continuamente: Io non voglio il sacrificio della tua vita, voglio che tu viva e viva in pienezza.

Se la nostra idea di Dio è sbagliata, “la nostra relazione con Dio diventa quella che il servo ha con il suo padrone ed è vissuta continuamente sotto il segno della paura e sotto lo scacco dei propri limiti e fragilità. Mentre, invece, nella contemplazione del Crocifisso ti viene detto innanzitutto che tu sei amato, così come sei, gratuitamente e senza condizioni, perché sei figlio del Padre che è Amore. Tu sei libero dentro! Sei amato! Non puoi buttarti via, non devi bloccarti! Il Suo amore ti dà consistenza, non devi andare altrove a trovare il tuo valore: tu vali la morte di Gesù Cristo!”.

Per non perderlo, “hai la possibilità di custodirlo e attualizzarlo sempre meglio, attraverso la preghiera, l’ascolto della Parola, l’incontro con Gesù nei sacramenti dell’Eucaristia e della Riconciliazione. In questo modo la vita del cristiano, la tua vita, è una vita in compagnia: con Dio che è Padre, con Gesù, nostro Fratello, che è il Dio-con-noi, e con gli altri che riconosci e accogli come fratelli”.

Ripercorrendo alcuni passaggi della lettera del vescovo si evidenzia, ancora, che “Se a ispirare e motivare la nostra azione e il nostro giudizio è il Dio datore della Legge, giudice e Signore del cielo e della terra, in noi prevarranno sicuramente il giudizio di condanna, la contrapposizione tra buoni e cattivi, tra fedeli e infedeli, tra osservanti e indifferenti, e la conseguente percezione di chi pensa diversamente da me come nemico e ostile. Emergono così la contrapposizione, la concorrenza e la cultura del sospetto. Se, invece, sai di essere figlio di un Padre, che ama gratuitamente te come ogni altro essere umano, impari a guardare gli altri con gli occhi Suoi, a riconoscerli figli come te e perciò tuoi fratelli e ad amarli con lo stesso amore che il Padre ha per te. Diventi promotore della cultura dell’incontro, dove la diversità non fa paura perché ciò che ognuno è, è superiore a quello che pensa e che fa. Sei spinto a non arrenderti dinanzi al rifiuto o alla chiusura, a rispondere al male con il bene, all’ostilità con l’accoglienza, all’indifferenza con l’interesse e la prossimità”. A muoverti, allora, sarà la stessa compassione che ha provato Gesù: Egli, dinanzi alla fame d’amore che ha ravvisato nel cuore dell’uomo, ha dato la sua vita, si è fatto Pane. Anche tu avvertirai forte la spinta a fare, nel tuo piccolo, lo stesso”.

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