Ha fatto di più Mosca sul piano militare e politico in due settimane che l’Occidente in quattro anni, è la banale riflessione che viene in mente dopo l’incontro tra Putin e Assad a Mosca, il primo viaggio all’estero dal 2011 del presidente siriano. La Russia dimostra di saper sfruttare il vuoto prodotto dal caos che gli Stati Uniti e i loro alleati hanno generato in Medio Oriente in un decennio perduto che ha travolto nel sangue popoli e nazioni e innescato un’ondata di rifugiati senza precedenti verso l’Europa.
La Russia non fa questo per amore della pace ma punta ovviamente a uscire dall’angolo dove è stata costretta dalla crisi Ucraina, questo è lo scopo geopolitico del suo intervento in Siria e ora della sua proposta diplomatica di mantenere al potere Assad ancora per sei mesi nel quadro di una “transizione ordinata” a Damasco che eviti di replicare il caos della Libia o quello dell’Iraq lasciando campo libero al Califfato e ai jihadisti.