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giovedì, Aprile 18, 2024

Falce e macello. Storia di una famiglia in cassa integrazione, affossata dalla sinistra delle chiacchiere

AperturaFalce e macello. Storia di una famiglia in cassa integrazione, affossata dalla sinistra delle chiacchiere

di PASQUALE DI BELLO

L’inchiesta del Giornale del Molise sul mancato pagamento della Cassa integrazione in deroga prosegue con la testimonianza di una famiglia monoreddito vittima dei ritardi e delle inefficienze regionali. Dall’assessore Petraroia ancora nessuna novità e nessuna soluzione. Continua, intanto, il silenzio dei sindacati.

Tre figli: dodici, nove e tre anni. Famiglia monoreddito, moglie disoccupata, lui in cassa integrazione in deroga a zero ore. Anche lui, insieme ad altre duecento ottantuno persone, in attesa di ricevere quei soldi che l’assessorato retto da Michele Petraroia non è riuscito e non riesce ancora a pagare a causa di una agghiacciante catena di superficialità. Una terrificante sequenza di capriole che nasconde miopie politiche e giostre da burocrati. Cose che dovevano essere fatte e che non sono state fatte, da una parte; cose che sono state fatte e sono state fatte in maniera tardiva e sbagliata, dall’altra. Sta di fatto che il bianco Natale, quello della fottuta canzoncina che ci cantano in televisione come se fossimo tutti felici e in festa, per questa famiglia, e per altre duecento ottantuno (limitatamente alla vicenda che trattiamo), sarà un Natale nero. Anzi, nerissimo. E questo grazie a lorsignori che da sinistra governano questa Regione questa Nazione.

Quella che raccontiamo è una storia vera e cruda. Siamo in basso Molise, a Termoli per la precisione. L’azienda a cui appartiene la persona interessata, opera nel settore del mobile ed ha più dipendenti tutti nella medesima situazione di cassa integrazione, figli e famiglie da mantenere. Il protagonista della nostra storia è un falegname. Quarant’anni lui, trentanove la moglie. Un mondo in cammino, una comunità domestica a cui le inefficienze, la noncuranza, le natiche al caldo da reddito politico e da posto fisso, stanno sottraendo ciò che legittimamente è atteso e tocca. Tre figli, di cui due in età scolare e uno in età infantile, significano cose essenziali: cibo, cure mediche, vestiti, libri per la scuola e, perché no?, anche un gioco, un giocattolo, un’ora di palestra o uno di scuola di musica. Questa è la vita: questa è la vita delle persone semplici a cui i novelli governanti non sanno dare risposte. Questa è la vita di bambini che sono uguali a tutti gli altri bambini, perché i figli dei Cristi schiodati non valgono meno di quelli dei politici e della pletora di sfaccendati e strapagati che passano ore intere negli uffici regionali al caldo dei radiatori in inverno e al fresco dei condizionatori in estate. Petraroia è a questa gente che deve dare risposte precise e non vaghezze e chiacchiere. Fare l’assessore al lavoro, non è un obbligo, così come non lo è fare il politico.  Forse l’ex capo della Cgil dovrebbe fare un esame di coscienza, trarne le debite conclusioni e togliere il disturbo.  Le gente è stufa di vendere la catenina del battesimo ai Compro oro per comprare il latte ai figli mentre i politici regionali viaggiano alla media di migliaia di euro al mese.

La nostra inchiesta sul mancato pagamento della Cassa integrazione in deroga andrà avanti, sino a quando non sarà stato liquidato fino all’ultimo centesimo. Lorsignori possono star certi che non molleremo di un millimetro. Anzi, questa storia che abbiamo raccontato ci induce a specializzarci da qui in avanti in un settore, quello della cronaca sindacale (a proposito, sulla vicenda continuano a tacere tutti i sindacati) e del lavoro. Certo, dovremo turarci il naso per evitare il voltastomaco, ma non ci tireremo certo indietro. Noi questa nostra professione la interpretiamo alla Fallaci: “Essere giornalista per me significa essere disubbidiente. Ed essere disubbidiente per me significa, tra l’altro, stare all’opposizione. Per stare all’opposizione bisogna dire la verità. E la verità è sempre il contrario di ciò che ci viene detto”.

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