4.9 C
Campobasso
giovedì, Aprile 25, 2024

Il signore delle mosche. Petraroia mette Frattura con le spalle al muro e la Regione contro Renzi

AperturaIl signore delle mosche. Petraroia mette Frattura con le spalle al muro e la Regione contro Renzi

di PASQUALE DI BELLO

Dopo l’ennesimo comunicato stampa diramato dall’assessore Petraroia, la maggioranza al governo della Regione Molise piomba in uno spaventoso imbarazzo. Le fughe in avanti del vicepresidente della Giunta, sempre meno tollerate, rischiano di spaccare la traballante alleanza di centrosinistra e lo stesso PD.

Unita alle ghigne di altri e numerosi dirigenti sindacali, quelli, per capirci, che sulla pelle dei lavoratori veri ci campano trecento sessantacinque giorni all’anno senza fare un’ora di fatica vera, c’era ieri a Roma anche quella del vicepresidente della Giunta regionale, Michele “Dolly” Petraroia, come lo chiamiamo noi, o, come lo chiamano all’assessorato di via Toscana, Michele Petranoia, tanti sono gli sbadigli e i casi di narcolessia che provoca ogni volta che apre bocca. O, per essere più precisi, da quando la apre dai banchi del governo regionale. Quando stava ancora all’opposizione, quel che diceva era di un certo interesse, seppur detto in maniera prolissa e ridondante da far impallidire il Marco Pannella dei tempi d’oro. Ma sono tempi andati. Oggi, colpito dalla sindrome di “Dolly”, di Petraroia ce ne sono  due, come per la pecora scozzese.  Ci sono due Petraroia che stanno lì apposta per confondere le acque, i cervelli e i sonni dei molisani.

Cos’è accaduto è presto detto, ed è un pasticcio che getta nell’imbarazzo sia il presidente della Regione, Frattura, tirato per la capezza, l’intero governo regionale ed il PD molisano. Dopo aver raggiunto e marciato con i podisti della Cgil (podista si riferisce ai sindacalisti che campano a scrocco sulla pelle di chi lavora), Petraroia ha pensato bene di prendere la penna e diramare il miliardesimo comunicato stampa della settimana. Peccato che lo abbia fatto con la carta intestata della Regione, senza nemmeno aver depennato i lunghi e variegati titoli, tra cui quello di vicepresidente della Giunta. Il comunicato, un’invettiva contro il governo Renzi, farcita della consueta retorica ai quattro formaggi di cui sono capaci i catto-comunisti dopo le marce, se la prende in buona sostanza con il capo del governo e con quelli che intendono “liquidare il sindacato come un ferrovecchio”. E sin qui, potremmo anche chiudere un occhio. Quello che invece non possiamo fare è tapparci le orecchie. Ascoltate, anzi leggete, questa la prosa da Pavarotti della demagogia messa nero su bianco su carta intestata della Regione: “… Se a ciò si aggiungono gli effetti derivanti dai tagli per 4 miliardi alle regioni si accentuerà la crisi per la banalissima motivazione che a fronte di meno trasferimenti nazionali anche il Molise non potrà finanziare, servizi e attività, con la conseguente perdita di altra occupazione. Basta far riferimento a molte delle vertenze aperte a livello regionale che chiamano in causa il Bilancio della Regione come la Protezione Civile, Molise Dati, Esattorie, Centri per l’Impiego, Comunità Montane, Biblioteche, Formazione, Vigilanza o altre società partecipate, per avere chiaro il quadro che con meno risorse nazionali i margini di intervento saranno più modesti”.

Nella bocca chiusa – diceva Cervantes (e ricordava Montanelli) – non entrano le mosche” e Petraroia, in questo caso, avrebbe fatto bene a tenerla serrata. Tanto l’ha spalancata che a Roma non c’è più un moscerino nemmeno a pagarlo oro. Una fesseria astronomica, quella sparata, che se non fosse per la demagogia e l’intento incendiario che contiene, sarebbe da gettare nel cestino della spazzatura senza la benché minima esitazione. Petraroia sa bene, anzi sa benissimo che molte delle vertenze che lui cita (una per tutte, quella dei dipendenti della Formazione) sono tra le peggiori camorre regionali attraverso cui per anni si sono scaricati sul pubblico i disastri combinati da privati. E sa bene che collegare la sorte dei lavoratori ai tagli operati dal governo Renzi a carico delle Regioni, significa da un lato lavarsi pilatescamente le mani e, dall’altro, gettare benzina sul fuoco delle tensioni sociali.

Ammesso che tocchi alla Regione cercare i soldi per tappare le buche degli sciacallaggi privati, i quattro miliardi ti tagli chiesti dal governo Renzi potremmo cominciare a reperirli dall’abbattimento delle laute prebende che lorsignori percepiscono ogni mese. A cominciare dall’assessore Petraroia. Noi non sappiamo cosa facesse l’assessore prima di fare il sindacalista e il politico ma diamo per scontato che lavorasse. Bene, attualizzato ad oggi quanto sarebbe il suo ultimo stipendio:  1500, 1800 euro? Bene, Petraroia si accontenti di questo e promuova una legge che stabilisca un principio semplicissimo: che a ciascun consigliere vada come indennità l’equivalente dell’ultima busta paga da lavoratore. Ciascuno continuerebbe a vivere con quello di cui viveva. Forse allora riusciremmo a trovare i soldi che mancano a tutto il resto e a smetterla, una volta per tutte, di prendere i molisani e gli italiani per i fondelli.

Ultime Notizie