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giovedì, Marzo 28, 2024

Molise Acque: da azienda leader a colabrodo targato Frattura

AperturaMolise Acque: da azienda leader a colabrodo targato Frattura

di GIOVANNI MINICOZZI

Una strana vicenda coinvolge la più importante azienda pubblica della regione: Molise Acque.

Con l’ennesimo scoop giornalistico, la Gazzetta del Molise ha diffuso, in un dettagliato articolo, la notizia relativa ad un circostanziato esposto in Procura presentato dall’ex direttore generale Giorgio Marone contro il consiglio di amministrazione e il collegio sindacale dell’azienda speciale e contro il presidente della Regione Paolo Frattura per diffamazione, abuso d’ufficio e omissione di atti d’ufficio.

Ma procediamo con ordine.

Lo scorso 29 aprile, con delibera numero 22, il Cda di Molise Acque decise unilateralmente la revoca del contratto con Giorgio Marone, che sarebbe scaduto il primo gennaio del 2017, per presunta irregolarità dell’atto di proroga firmato dall’allora commissario Antonio Francioni.

La decisione è stata impugnata dall’ex direttore generale presso il tribunale civile e la relativa udienza fissata per il prossimi 21 luglio.

La vicenda penale denunciata da Giorgio Marone in data 11 maggio, dopo una serie  di segnalazioni senza esito fatte al Cda e al presidente Frattura, riguarda, invece, la mancata nomina del nuovo collegio sindacale.

Quello in carica, infatti, è scaduto il 3 luglio del 2013 ma a tutt’oggi espleta ancora le proprie funzioni e non è stato rinnovato.

Al di là degli aspetti amministrativi e penali, però, è da sottolineare la paradossale vicenda, unica in Italia, che a distanza di tre mesi dal siluramento stile bolscevico del direttore generale, l’azienda è ancora decapitata.

Secondo alcuni dipendenti, le funzioni di direttore verrebbero svolte impropriamente e contro ogni norma di legge dall’attuale presidente Piero Neri che in tal caso diventerebbe controllore e controllato di se stesso.

Naturalmente la caotica situazione organizzativa determina disservizi che penalizzano la gestione e mettono a rischio la regolare continuità di un servizio pubblico essenziale. Peraltro, secondo alcune indiscrezioni, sarebbe stata interrotta la fornitura di energia elettrica per morosità nella sede distaccata dove operano gli addetti dell’ufficio tecnico che quindi sono stati costretti a restare inoperosi.

Forse sarebbe il caso che la Procura della Repubblica aprisse un’inchiesta anche su queste vicende per imporre il rispetto della legge troppo spesso spudoratamente ignorata da alcuni esponenti dell’attuale classe politica regionale.

 

 

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