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venerdì, Aprile 26, 2024

Disoccupazione, peggio del Molise solo l’isola di Mayotte nell’Oceano indiano. Lo certifica l’Eurostat

AttualitàDisoccupazione, peggio del Molise solo l'isola di Mayotte nell'Oceano indiano. Lo certifica l'Eurostat

Il Molise esiste o non esiste? La questione, oggetto di una contesa decennale, l’ha risolta l’Eurostat, certificando che il Molise sì esiste ma sta facendo di tutto per scomparire. Le cause di una sua probabile estinzione, sono antichissime. Qualcuno le fa addirittura risalire alla separazione dall’Abruzzo, avvenuta nel 1963. Stiamo parlando di lavoro e di lavoro che manca. Disoccupazione, una piaga che è alla base di molti fenomeni: dalla fuga dei giovani verso altre regioni e nazioni sino allo stato di indigenza, se non di povertà assoluta, nella quale vivono molti molisani. Secondo una ricerca effettuata dall’Eurostat, l’istituto di statistica europeo, il tasso di disoccupazione a lungo termine in Molise è del 71,8%. Peggio di noi solo l’isoletta di Mayotte, un residuo della colonizzazione francese, sperduto nell’oceano indiano tra il Mozambico ed il Madagascar. Ci sarebbe da ridere, se invece non ci fosse da piangere, e quella che pare una burla invece è la tristissima realtà. Sulle cause le analisi sono diverse e di varia natura. Il Corriere della sera, che ha ripreso la classifica dell’Eurostat, ha sentito la voce di alcuni Molisani. Per l’ex Ministro, Di Pietro, la scelta di dividere il Molise dall’Abruzzo comportò la nascita di una regione piccola come un quartiere di Roma. E, in effetti, il deficit demografico è uno degli handicap più pesanti della regione. Pasquale Marinelli, dell’omonima e celebre fonderia, parla di una vera e propria “cultura del non fare”. Insomma, una sorta di indolenza se non, peggio, di accidia che farebbe dei molisani un popolo incapace di fare rete e creare sviluppo.

A rincarare la dose, Rossella Gianfagna, preside dell’Istituto Pilla, scuola proprietaria di una azienda agricola. La scuola ha offerto un ettaro di terreno gratis a chi volesse coltivarlo. Risposte zero. Nessuno ha accettato, dice la Gianfagna.

A questo punto, risolta l’annosa questione sull’esistenza del o meno del Molise, e stabilito che c’è e sta messo male, resta da capire cosa fare. Cose belle e buone ce ne sono, ma le strade si riducono a due: sciogliere la Regione e tornare con l’Abruzzo, come qualcuno propone da anni, oppure cambiare strategia e visione, rimboccarsi le maniche e invertire la tendenza. Non sarà facile. I mali del Molise sono endemici, soprattutto quelli che riguardano il mondo del lavoro e dell’industria, e per rimuoverli occorreranno anni. Lo sviluppo legato ad un sano sviluppo del territorio, alla valorizzazione delle bellezze e del patrimonio paesaggistico, enograstonomico e artistico, possono essere una strada per risollevarsi. Anche perché l’isola di Mayotte, nell’oceano indiano, per ora è prima nella classifica negativa, ma non è detto che ci resti.

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