di PASQUALE DI BELLO
E’ iniziato il conto alla rovescia per 25 dei 69 ex dipendenti dello Zuccherificio del Molise per l’uscita definitiva dal mondo del lavoro e dalle tutele previdenziali sinora adottate. Scade infatti il prossimo 4 luglio la procedura di mobilità alla quale sinora sono stati assegnati. Dal prossimo 5 luglio ex lavoratori e relative famiglie rimarranno letteralmente in mezzo ad una strada. E’ quanto hanno scritto – testuali parole – in una nota indirizzata al Presidente della Regione Toma e ai nuovi amministratori regionali. Per gli altri lavoratori il termine scadrà il 4 gennaio 2019.Siamo ormai giunti al calvario di una via Crucis che si è dispiegata drammaticamente nel corso degli ultimi anni. Sono stati diversi i tentativi, spesso maldestri, di salvataggio dell’industria saccarifera molisana, un fiore all’occhiello concepito dall’On, La Penna e dalla Democrazia Cristiana a metà degli anni ‘60 e che per decenni ha garantito lavoro, ricchezza, prosperità a operai, impiegati, famiglie, agricoltori e ad un indotto che, dagli autotrasportatori al personale avventizio ha beneficiato di quella grande stagione di trasformazione rappresentata dalla industrializzazione del basso Molise. Adesso il sogno è finito, ed è finito per sempre. Chiusi come un sepolcro dimenticato, i cancelli dello Zuccherificio rappresentano un monumento ai caduti sul lavoro, operai e maestraze alla quali – fortunatamente – non è toccata una morte reale ma una civile ed economica che spesso ci va vicino. Un danno accompagnato dalla beffa di promesse di riqualificazione, bandi per la ricollocazione, attese, aspettative e speranze tutte, nessuna esclusa, miseramente avvelenate dal chiacchiericcio politico sterile e inconcludente che non ha portato a nulla.
“I nuovi amministratori regionali devono trovare una soluzione immediata”. L’appello dei lavoratori si conclude con queste parole. Intanto il tempo trascorre, il 4 luglio è vicino, e purtoppo Toma non ha mani e piedi forati e un taglio al costato. Perchè in questo caso, drammatico, più che trovare una soluzione occorre fare un miracolo.