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giovedì, Aprile 18, 2024

Maria Pia Tolo: “Lotto ogni giorno per riavere mio figlio”

AttualitàMaria Pia Tolo: "Lotto ogni giorno per riavere mio figlio"

Della vicenda di Maria Pia Tolo si è occupata anche la trasmissione Rai “Chi l’ha visto?”. Maria Pia, è una ragazza molisana che si è trasferita in Germania per amore e che lotta per l’affidamento del figlio (che non ha ancora 3 anni) che le è stato tolto dalla autorità tedesche.Una storia che ha commosso e mosso le coscienze di molti.

di Piacentino Salati

Tutto dovrebbe decidersi il 14 giugno. Quel giorno un giudice tedesco dovrà farsi carico del futuro di un bambino, che non ha ancora 3 anni, e di una mamma, la sua, che di anni ne ha appena 25.

Quello di Maria Pia Tolo, una giovane molisana di S. Giuliano di Puglia che ora vive in Germania.

Picchiata dal papà del bambino, le è stato tolto l’affidamento del piccolo. E’stata condannata anche al pagamento delle spese legali del giudizio.

Ora lo Stato tedesco potrebbe dare in adozione suo figlio. E lei ha paura di non vederlo crescere.
Ma come è possibile? Cosa ha fatto questa madre di tanto grave da rischiare di “perdere” un figlio?

Sono dovuta andare via di casa perché avevo paura di morire – dice Maria Pia, intervistata da “Chi l’ha visto?” – dopo quasi due anni di matrimonio, dopo che mio figlio era nato ed aveva 7 mesi”

Ma raccontiamo la storia dall’inizio, partendo da S. Giuliano di Puglia, il paese dove Maria Pia è nata nel 1993.

E’solo una bambina quando la scuola che frequenta crolla per il terremoto. E’ il 31 ottobre del 2002. Sotto quelle macerie, con altri 27 bambini morti insieme ad una delle maestre, poteva esserci anche lei. Ma il destino ha voluto che Maria Pia, quel giorno – che ha segnato la storia del Molise – non fosse in classe. La bambina cresce, con la famiglia, in una delle casette di legno costruite, dopo il terremoto, di fronte a S. Giuliano. Poi Maria Pia diventa grande. Conosce Paolo, un giovane di origine italiana che vive in Germania. Ha solo 21 anni. Si innamora e decide di partire per la Germania, per Duisburg. Per inseguire un sogno. Un sogno che si è infranto miseramente, trasformandosi in un incubo. A poco a poco la donna scopre che Paolo è irascibile e violento. Rimane incinta e pensa che la nascita del figlio possa restituire alla famiglia serenità. Ma non è così. Soprusi continui – psicologici prima, fisici poi – caratterizzano negativamente il ménage giornaliero. Lei resiste.. Ma le violenze continuano. Ed ogni volta, insieme alle botte, il compagno della donna distrugge anche il telefono; Maria Pia non può nemmeno avvertire i familiari. Non ce la fa più. E’ il mese di novembre del 2016. L’ultima violenza.

In ospedale Maria Pia dice che è stata violenza domestica. La Polizia viene informata ma il compagno ribalta le accuse e rivela l’intenzione della ragazza di voler fuggire in Italia con il figlio.

Ed, a questo punto, inizia un incubo peggiore.

Entra in scena lo Jugendamt, l’agenzia federale tedesca per l’infanzia, che si occupa di tutelare diritti e benessere dei minori nati in Germania.

Maria Pia viene accompagnata in una casa protetta per donne maltrattate. Suo figlio rimane a casa con il padre. “Per il suo bene, per non traumatizzarlo”, dicono dallo Jugendamt. Un giudice le domanda se davvero vuole tornare in Italia con il figlio. Lei, con l’amore di una madre che pensa di poter ricevere aiuto e assistenza dai familiari a S. Giuliano, risponde di si. E al pronunciamento di quel “si” le viene tolto ogni diritto sul bambino, che viene affidato al padre. Lei può vederlo solo qualche ora a settimana. Poi – per nuova decisione delle autorità tedesche – per poco più di un paio di giorni.

Ora la situazione è bloccata. Se Maria Pia porta fuori dalla Germania il suo piccolo rischia una pesante condanna penale.

Perché in quel Paese ogni bambino viene considerato patrimonio della comunità e dello Stato e, in caso di separazione di una coppia mista, lo Jugendamt ha le idee chiare: i figli restano in Germania, con il padre o la madre di quel Paese. L’altro genitore si deve accontentare di una frequentazione limitata.

Maria Pia però non si arrende. Trova una casa, impara il tedesco e dimostra di essere una buona madre (nonostante non abbia fatto nulla più che subire pesanti violenze) e di non voler lasciare la Germania.

Maria Pia è una combattente e sta combattendo da sola contro la Germania”, dice il padre della ragazza Nicola Tolo, trattenendo a stento le lacrime.

Tra meno di un mese, eccetto rinvii, una nuova udienza del processo per l’affidamento del piccolo, che si basa su una nuova perizia.

Il figlio di Maria Pia, un bambino bellissimo che non ha ancora 3 anni, per una profonda ingiustizia e le rigide regole dello Jugendamt potrebbe essere dato in adozione o affidato ad una struttura.

Nonostante l’amore che una mamma molisana di 25 anni gli sta donando dal suo primo respiro.

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