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mercoledì, Aprile 24, 2024

Il Molise bloccato nella palude dei soliti noti

AttualitàIl Molise bloccato nella palude dei soliti noti

di MINO DENTIZZI

Nel 2011 associazioni e comitati promotori di un referendum contro la privatizzazione dell’acqua  hanno conseguito una vittoria strepitosa. Ma la privatizzazione dei servizi pubblici inerenti all’erogazione dell’acqua non ha subito soste e ha continuato a essere messa in atto grazie a ben quattro leggi che cancellavano il risultato referendario, l’ultima varata addirittura dopo che la Corte Costituzionale aveva invalidato quelle precedenti.

Nel febbraio 2013 si svolgono in Molise le elezioni regionali e viene eletto Paolo Di Laura Frattura, portatore di un programma e di promesse di totale rinnovamento, Dopo cinque anni sia il programma sia le promesse sono state completamente disattese.

Il 18 maggio 2016 un lungo corteo con migliaia di manifestanti ha attraversato il centro di Campobasso in difesa della sanità pubblica. Nonostante questo il sistema sanitario regionale pubblico è stato ridotto all’osso, mentre la sanità privata è stata favorita e foraggiata.

Di fronte a questi e altri avvenimenti analoghi cittadine e cittadini sono presi dallo scoraggiamento. Il disequilibrio tra il potere dei pochi che decidono i destini di una Regione e le centinaia di migliaia di persone che ne sopportano le ripercussioni è tanto grande da suscitare uno stato d’animo di impotenza.

Anche le competizioni elettorali non attivano o coinvolgono: diminuiscono sempre di più quelle e quelli che votano, e coloro che lo fanno, si sentono sempre meno rappresentato da chi hanno votato.

Come si fa a incoraggiare la partecipazione alla vita politica allorché ti fanno comprendere in tutte le maniere che tanto decidono tutto loro e tu non conti niente?

In Molise la vicenda del rinvio delle elezioni regionali, con aggravio dei costi, da parte di coloro che prima hanno votato una legge e poche settimane dopo hanno scoperto che l’avevano sbagliata, è la dimostrazione di quello che diciamo: loro fanno e disfanno a seconda dei loro comodi.

Purtroppo non si vede nulla di nuovo neanche per le prossime elezioni nazionali e regionali. Nonostante il fiorire di comitati civici che, anche se con direzioni e programmi diversi, auspicano un rinnovamento nel modo di individuazione dei candidati, tutto procede come sempre e alla fine (mi auguro di sbagliare) sono sempre in pochi a decidere chi farà il parlamentare o il presidente della Regione Molise.

Si continuano a ripetere i termini riforma, svolta, cambiamento, e da parte di qualcuno addirittura rivoluzione, noi preferiamo il termine conversione perché ha un risvolto soggettivo e uno oggettivo, un risvolto etico e uno sociale, un risvolto personale e uno strutturale. Conversione significa un cambiamento personale del nostro stile di vita, dei nostri consumi, del modo in cui lavoriamo, del fine per cui lavoriamo o vorremo lavorare, del nostro rapporto con gli altri e con l’ambiente.

Nella Convenzione, assemblea esecutiva e legislativa in vigore durante la Rivoluzione francese, vi erano i gruppi politici della “montagna “ e della “palude”, termini derivati dalla collocazione fisica nell’aula parlamentare. La palude alludeva al ristagno rasoterra, alla nebbia, ai miasmi che sprigiona l’adesione allo stato di cose esistente. La montagna, invece, alla fatica dell’ascesa, alla vastità degli orizzonti, all’aria fresca a cui da accesso. La “montagna” era quello che oggi dovrebbe essere la sinistra.

Per arrivare in cima però gli aderenti alla “montagna” devono essere in grado di impegnarsi ed esprimersi su scelte decisive quali debito pubblico, criminalità, merito, privatizzazioni, sanità pubblica, lavoro precario, reddito garantito, accoglienza ai profughi ecc.  Raramente le diatribe relative agli schieramenti tra centro sinistra, sinistra, sinistra più a sinistra e, mettiamoci anche, i grillini  rilevano qualcosa in proposito, soprattutto se si tratta di indicare un percorso da imboccare.

Così si creano steccati, incomprensioni e chiusure, non su proposte concrete, ma su posizioni identitarie, tagliando fuori la stragrande maggioranza delle elettrici e degli elettori.

E quelli che poi decidono per tutti sono sempre gli stessi soliti noti e si resta impantanati nella palude.

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