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giovedì, Marzo 28, 2024

Legge elettorale, bluff per la poltrona. Doppio gioco di Frattura, si spacca il PD

AperturaLegge elettorale, bluff per la poltrona. Doppio gioco di Frattura, si spacca il PD

di PASQUALE DI BELLO

Bluff in grande stile sulla legge elettorale. La firma sul clamoroso doppio gioco è quella del governatore in persona. In apertura dei lavori del Consiglio regionale il presidente, Paolo di Laura Frattura, ha chiesto che l’esame del testo pervenuto in aula venisse differito ad altra seduta. Un rinvio contro il quale si sono scagliati, complici della sceneggiata, i consiglieri di complemento della maggioranza. Il primo ad esibirsi con un Do di petto è stato il consigliere comunista Salvatore Ciocca che, testuali parole, così si è così espresso: “Per la prima volta sono in disaccordo con il mio presidente. Chiedo quindi che il testo di legge si discuta oggi”. Sintonizzato sulla stessa lunghezza d’onda, è intervenuto il consigliere Filippo Monaco che, dopo aver usurpato il buon nome di Costruire democrazia, ha usurpato anche il senso del ridicolo esclamando a gran voce: “Non possiamo essere ostaggi del PD e di qualche suo parlamentare”. Il riferimento di Monaco è alla deputata Laura Venittelli che, secondo indiscrezioni, si è spesa in questi giorni per fermare il progetto di collegio unico voluto da Frattura.

Sta di fatto che, alla conta dei voti, Frattura è andato sotto e, pur bluffando, ha rimediato una figuraccia. La sua proposta di rinvio è stata bocciata da una maggioranza trasversale che ha saldato pezzi del centrosinistra a pezzi del centrodestra. Interrogato sulla richiesta di rinvio, Frattura si è dichiarato uomo di partito e fedele ai deliberati assunti dal Partito Democratico. La manifestazione di fedeltà di Frattura fa riferimento al deliberato dell’ultima assemblea regionale del partito che ha optato per la scelta di tre collegi regionali: Campobasso, Isernia e Termoli. Il doippiogioco di Frattura è chiaro: non potendo entrare uffcialmente in rotta di collisione col proprio partito, ha scelto la strada dell’imbroglio politico. Nessuno, infatti, dopo la sua richiesa di rinvio e la conseguente bocciatura, potrà imputare a lui la scelta del collegio unico. Il PD, si sa, è un partito a trazione toscana ma, più che alla Leopolda di Firenze, la sua vera sede è a Collodi. Consumata la sceneggiata, si è passati alla fase successiva. Quella degli emendamenti, una marea. Oltre sessanta le proposte di modifica intervenute da tutti gli schieramenti. Quella più gettonata è stata l’abolizione del collegio unico, proposta da un fronte trasversale che va da Iorio a Totaro, da Fusco a Scarabeo, da Cavaliere a Petraroia. Stesso fronte trasversale, anche sul voto disgiunto che, sempre per i citati consiglieri, deve essere mantenuto consentendo ai cittadini il diritto di votare per una lista ma di poter scegliere un candidato presidente appartenente ad altro schieramento. L’esatto contario di quello a cui mira Frattura, consapevole che attraverso il voto disgiunto verrebbe sottoposto ad un tiro al piccone letale.

Il capolavoro, tuttavia, quello che spiega tutto, è nell’emendamento numero 39, quello a firma dei consiglieri Ciocca, Micone, Monaco, Ioffredi e Lattanzio. La richiesta di costoro è quella di abbassare ulteriormente la soglia di sbarramento per l’accesso delle liste al riparto dei seggi, portandola dal 3 al 2,5%. La possibile contropartita della sceneggiata è questa. Ma non basterà. Pur approvata la legge Ciocca, Micone, Monaco, Ioffredi e Lattanzio, oltre a restare a casa sono inesorabilmente condannati anche al dimenticatoio.

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