Intorno a mezzogiorno il pullman effettua ancora la fermata nel piazzale dello Zuccherificio, l’autista aspetta qualche minuto, ma a bordo non sale nessuno. Non ci sono turni da rispettare e i cancelli sono chiusi. Da quasi due mesi i lavoratori sono riuniti in presidio davanti allo stabilimento in attesa di conoscere quale sarà il loro futuro. Incertezza, paura e rabbia. Ogni giorno si ritrovano qui, come una seconda casa, per tenere viva l’attenzione su una vicenda che riguarda settanta famiglie, anche un padre che ha quattro figli.
L’incertezza resta e pesa sul futuro di una fabbrica e degli stessi lavoratori. Tredici aste andate deserte, la speranza che prima o poi qualcuno rimetta in moto gli impianti, il riconoscimento dell’area di crisi semplice e possibili investimenti, corsi di formazione retribuiti per favorire il ricollocamento. Solo ipotesi e promesse, nessuna comunicazione ufficiale con la richiesta di incontri urgenti ormai all’ordine del giorno. L’auspicio dei lavoratori è che la situazione, prima o poi, si sblocchi con notizie positive.
Zuccherificio, presidio a oltranza. I lavoratori aspettano risposte
