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martedì, Marzo 19, 2024

Rischio sismico, il comitato pro Cardarelli chiede lumi sul costo dell’edilizia sanitaria

AperturaRischio sismico, il comitato pro Cardarelli chiede lumi sul costo dell'edilizia sanitaria

download64di ANNA MARIA DI MATTEO

Rischio sismico, l’ospedale Cardarelli di Campobasso è tra le 500 strutture sanitarie italiane sotto esame, quasi tutte realizzate sulla dorsale appenninica.
All’indomani del terremoto che ha sconvolto il centro Italia e fatto crollare l’ospedale di Amatrice, il tema della sicurezza degli edifici pubblici, in particolare di quelli sanitari, è tornato di strettissima attualità.
Il Molise, dicono gli esperti, è regione ad elevato rischio sismico, dunque è necessario fare in modo che almeno le strutture pubbliche, scuole e ospedali, per primi, siano sicuri. Il che vuol dire investire risorse negli interventi di adeguamento sismico e, in alcuni casi, realizzare strutture ex novo.
Quando si tratta di ospedali, poi, la necessità di garantire la sicurezza a chi ci lavora ed a chi si trova lì ricoverato, deve rappresentare una priorità.
In queste settimane l’attenzione è tutta puntata sulla vulnerabilità sismica dell’ospedale regionale e della Fondazione Giovanni Paolo II.
Il comitato pro Cardarelli, che si batte in favore della sanità pubblica, punta l’indice contro il mancato adeguamento, delle strutture pubbliche, alle recenti normative sismiche. E chiede di conoscere quale sia il costo degli interventi sulle strutture ospedaliere.
La richiesta è semplice e diretta: perché, dovendo investire in edilizia sanitaria, si sceglie di destinare denaro pubblico nell’edilizia sanitaria privata, che – ricorda il Comitato – tale rimane, inglobando al suo interno, interi reparti della sanità pubblica. Il percorso intrapreso, è l’accusa dell’associazione, è quello che trasforma la salute in merce. «I molisani sono stati sottoposti per lunghi anni allo shock di una offerta sanitaria pubblica che funzionava sempre peggio, per mancanza di personale e di attrezzature inadeguate – prosegue il Comitato -. Poi allo shock della chiusura dei presidi ospedalieri esistenti, compresi quelli delle aree disagiate, in assenza quasi totale di strutture territoriali alternative. Infine – è la conclusione dell’associazione – allo shock di rimanere sotto le macerie, insieme al personale, all’interno dell’ospedale».

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