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sabato, Aprile 20, 2024

Frattura, gli idiosincratici, gli oppositori, i pentiti, i “sì, ma Iorio…”, gli eclissati, i muti ricompensati

AttualitàFrattura, gli idiosincratici, gli oppositori, i pentiti, i "sì, ma Iorio...", gli eclissati, i muti ricompensati

Fratturadi OLIMPIA FRANGIPANE

IDIOSINCRATICI: sono quelli che non avrebbero votato per Frattura neanche se la sola alternativa disponibile avesse sfoderato il curriculum di Jack lo Squartatore. Non saprei contarli, a parte il signore attempato del piano di sopra, me e la mia amica di sempre, che ancora soffriamo di tosse convulsa per il disgiunto alle regionali del 2011 pur di evitare che il voto sul proporzionale confluisse automaticamente sul candidato presidente Frattura. Dalla nostra abbiamo sempre avuto ragioni granitiche e inossidabili per preferirgli l’esilio e persino le più atroci torture.

OPPOSITORI: una qualifica che spetta legittimamente a quanti oggi possono camminare a testa alta, avendo politicamente preso le distanze da Frattura quando era tempo, dopo averlo visto all’opera come consigliere regionale di opposizione e averne verificato la caratura umana e politica, l’ingombrante groviglio di affari personali e il pallore sul volto di fronte all’eventualità di pagare un caffè.

PENTITI: un bacino in espansione, ma eterogeneo. Ospita infatti indistintamente: ~ gli sprovveduti che hanno abboccato al cambiamento, totalmente sforniti di anticorpi e della grammatica minima per comprendere le dinamiche politiche operanti al di sotto della fuffa palingenetica smerciata dal PD ~ i predestinati in attesa di cariche e prebende, che mai avrebbero gridato allo scandalo se non fossero rimasti al palo, in preda alla frustrazione tipica di chi se l’è presa in saccoccia ~ i ravveduti fuori tempo massimo, che oggi si battono il petto pur essendo perfettamente al corrente di tutto il necessario al momento del voto e ben sapendo, già allora, che l’azionista di maggioranza Patriciello non fosse un imprenditore del ramo ortofrutticolo… Si salvano, per dignità intellettuale e tenuta morale, i molti che non hanno continuato a barcamenarsi in attesa che passassero mesi e anni prima di ammettere l’immane danno collettivo imputabile al proprio voto dissennato.

“SÌ, MA IORIO”: i più inutili politicamente, i più deboli intellettualmente. Piccoli bari di provincia rivestiti di giustizia sociale, che continuano perdutamente ad agitare il brand mortifero di Iorio, ma non ci spiegano mai come e perché abbiano affidato, festosi e convinti, la loro fame di cambiamento al pupillo di Iorio e ai pilastri più ingombranti dei suoi governi, cui imputavano – con la bava alla bocca – la responsabilità dello sfascio…

ECLISSATI: senza dubbio, la categoria più nauseante per numero di ipocriti ammantati di severa intellettualità militante. Dopo aver imbastito per anni sdegnate denunce pubbliche persino sul colore delle mutande di Iorio e contribuito a cucire quotidianamente sul suo universo politico una satira incontenibile e brillante, oggi scrutano l’infinito pensosi, accigliati e taciturni, come se il loro silenzio contenesse un disincanto politico impossibile da pronunciare. Per non morire di vergogna, riversano invettive e lazzi sull’universo mondo, dalle guerre incombenti alle capre passando per gli immigrati che urinano nelle stazioni, senza però rinunciare al consueto vomitino d’ordinanza su Grillo, Salvini e la Meloni. Tutto fa brodo, pur di non dedicare un tratto di penna o di satira alle vagonate di affari elevate a politica e alle scorribande istituzionali firmate da un centrosinistra che hanno scortato fino al governo.

MUTI RICOMPENSATI: una pletora di omuncoli e suffragette pacificate che hanno ricevuto il loro piccolo, medio o grande compenso per lo sbattimento in favore di Frattura in campagna elettorale. Vivono ammutoliti ovunque si potesse lucrare qualcosa di solido, imboscati nelle segreterie personali e nei gruppi consiliari, negli uffici stampa, negli enti regionali, nelle patetiche ‘officine’ di cultura che sfornano tarallini scaduti da dare in pasto all’insipienza più crassa o nei vituperati consigli di amministrazione, alla cui soppressione inneggiavano insieme ai candidati arrembanti che li avrebbero rasi al suolo. Sanno, in fondo, di essersi giocati la dignità ben prima di ridursi al mutismo, con l’eccezione dei casi penosi di chi oggi prova ad arrampicarsi sui pretesti più risibili, scoprendosi improvvisamente riflessivo, cauto nei giudizi e inadatto alla sregolatezza dei social dopo aver distribuito, sugli stessi social, tutto il fango disponibile su chiunque osasse ostacolare l’ascesa salvifica dell’eroe dei due forni Frattura. E poi ci sono gli irriducibili: il cerchio magico allargato di quanti stavano e continuano a stare con Frattura, in nome della stessa pasta umana o politica e ben consapevoli che il treno non ripasserà. Li identifica il renzismo rampante esibito in bacheca con l’aria neoprogressita da fenomeni che hanno passato anni interminabili a chiedersi come mai il mondo avesse potuto trasformarsi anche senza il loro geniale contributo. Di giorno ostentano la sicumera navigata di chi ha lo sguardo lungo e pragmatico sull’avvenire, di notte patiscono l’incubo di essere ricacciati nelle cantine dell’opposizione per cui si sono sempre sentiti sprecati. Civatiani, bersaniani, cuperliani, rodotiani di cui rimangono solo i deretani, al caldo e beatamente dimentichi delle ondate di sdegno cavalcate per anni sognando di abbattere il tiranno Berlusconi.

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