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sabato, Aprile 20, 2024

Chemioterapia, la Cattolica sbugiarda la Regione. Frattura da record, scontenta tutti: pubblico, privato e pazienti

AperturaChemioterapia, la Cattolica sbugiarda la Regione. Frattura da record, scontenta tutti: pubblico, privato e pazienti

fratturadi PASQUALE DI BELLO

Continua la polemica tra Regione e Cattolica sulla sospensione dei trattamenti di chemioterapia. La fondazione Giovanni Paolo II con una nota respinge al mittente ogni accusa e mette Frattura davanti alle proprie responsabilità. Sullo sfondo della vicenda, la drammatica condizione della Sanità molisana tra piani di rientro e manifeste incapacità.

La sospensione da parte della Fondazione Giovanni Paolo II, per brevità chiamata Cattolica, è stata costretta nei giorni scorsi a sospendere, suo malgrado, i trattamenti di chemioterapia. Questo in forza di un decreto (n. 31 dell’8 giugno 2015)  del Commissario alla Sanità e presidente della Regione Molise, Paolo di Laura Frattura, che dal 1° luglio scorso ha sospeso le tariffe di alcune prestazioni considerate extra-LEA. Ovvero extra Livelli Essenziali di Assistenza. A denunciare nei giorni scorsi l’accaduto, erano state due associazioni di volontariato (Iris e Armida Barelli) e tanto e bastato perché dalla Regione l’artiglieria pesante cominciasse a sparare a palle incatenate.

Ma ricostruiamo l’accaduto. Col decreto n. 31 viene definito il nuovo “Nomenclatore tariffario delle prestazioni di specialistica ambulatoriale della Regione Molise”. Da questo elenco – ed il punto è questo – spariscono le prestazioni chemioterapiche. Queste ultime, tuttavia, fanno parte di quelle normalmente erogate dalla Cattolica, centro specializzato, tra le altre cose, anche nelle discipline oncologiche di cui la chemioterapia è una delle più frequenti e diffuse applicazioni. Facendo un paragone che potrebbe risultare offensivo (ma non vuole esserlo), e del quale ci scusiamo anticipatamente, il nostro caso è come quello di chi recandosi dal barbiere per una barba si sentisse dire, dopo essere stato insaponato: “Adesso per la rasatura vada dal barbiere accanto”. Fermo restando che è del tutto legittimo, oltre che frequente, operarsi in una struttura e curarsi in un’altra, qui siamo al ridicolo e al grottesco, con una struttura presso la quale ci si può ricoverare per interventi oncologici delicatissimi ma alla quale, di fatto, si è obbligati a sloggiare per le terapie conseguenti.

E bene, davanti a questa vera e propria sciocchezza sentite cosa rispondono dalla Regione. “Le prestazioni oncologiche in Molise saranno garantite con nuovi farmaci di comprovata efficacia. Questo, in virtù del decreto della Struttura commissariale che recepisce, per la cura dei tumori, l’elenco dei farmaci innovativi che potranno essere somministrati sia dalla struttura pubblica che dalla Fondazione Giovanni Paolo II”. Questo Frattura, a cui fa eco la Direzione generale della Salute: “Diffondere, attraverso associazioni di volontariato, notizie che risultano di una gravità assoluta, soprattutto sul piano etico, per i pazienti in cura, le loro famiglie e tutta la comunità molisana, è un atto di speculazione che si commenta da sé. La sospensione decisa dalla Fondazione circa i nuovi arruolamenti è determinata da una richiesta di pagamenti extra Lea che il regime di piano di rientro non consente di praticare al Molise”. In pratica, da quello che scrivono dalla Regione, non solo arriva la conferma della cancellazione delle terapie chemioterapiche e la sostituzione con non meglio identificati (e normalmente più costosi) “farmaci innovativi” ma si arriva addirittura a paventare la strumentalizzazione a fini economici delle associazioni di volontariato. La Cattolica, secondo la Regione, ne farebbe una questione esclusivamente economica.

Davanti a tali accuse, dalla Fondazione Giovanni Paolo II è pervenuta una nota (che pubblichiamo a parte) dal titolo inequivoco: “Come confondere i cittadini”. Ma la confusione, se ci è consentito, non è solo e non è tanto questa. Essa sta, come si suol dire, a monte. E’ dall’insediamento di questo governo regionale che si parla, si conciona e straparla tre volte al giorno di riordino della Sanità ingenerando una confusione da lazzaretto. A colazione si dice, di fatto: “Chiudiamo il Cardarelli”, a pranzo si precisa: “Integriamo Cardarelli e Cattolica”; poi, a sera, di fatto si prende ancora un’altra strada: “Chiudiamo la Cattolica”. La vera confusione è questa, quella di chi per manifesta incapacità (non sappiamo cosa altro possa essere) continua a zigzagare disorientando strutture e pazienti. Frattura è riuscito nell’impareggiabile impresa di scontentare tutti: pubblico, privato e pazienti. Non v’è nessuno, nemmeno a pagamento, che possa dirsi soddisfatto di vivere in una Regione dove chi governa non è in grado di distinguere un missile da una supposta.

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