12.1 C
Campobasso
giovedì, Aprile 25, 2024

Gli “inciuci” dei politici molisani nell’etimo del termine

EditorialiGli "inciuci" dei politici molisani nell'etimo del termine

di Claudio de Luca

Da tempo l’espressività della lingua partenopea presta parole al lessico del “politichese”. Capita, però, che queste compiano un percorso diverso, ascendendo a dignità inattese. E’ ciò che è accaduto ad “inciucio”, diventato una pietra angolare del sottobosco italiano e molisano sin dai tempi della “Bicamerale” di D’Alema, che rinvia al rapporto sussistente tra i politici che, variamente colorati, ballano la “quadriglia” e saltano la quaglia. Abbiamo già scritto che gli “spartiti” mostrano di essere nuovi, ma che i musicanti sempre i medesimi. Allora perché stupirsi se Di Pietro si incàrdina nel Centrosinistra col Presidente Frattura, sedicente Pd, che prima collaborava con Iorio? Può meravigliare, poi, se Tonino, al Comune di Montenero, appoggia il Sindaco Travaglini, candidato del Centrodestra? Negli Anni ’50, chi avesse praticato evoluzioni simili sarebbe stato segnato a dito e divenuto oggetto di ostracismo. Oggi certe modalità comportamentali vengono ritenute apprezzabili furbizie. Fra i “democrat” si respira la stessa aria. “Quella che divide il Pd sei tu – dice l’on. Leva (eternamente in bilico tra Bersani e Renzi) a Micaela Fanelli (già ioriana di grido). -. Non sei mai riuscita a proporre una sintesi tra le diverse anime del Partito, preferendo esercitare il ruolo della tifosa. Nei diversi comuni stiamo imbarcando di tutto – continua – dando credito a personaggi già colonne portanti dello iorismo. imperante. Ora difendi l’alleanza con Patriciello che aveva un senso quando il nominato era in uscita dal Centrodestra, non oggi che sta riorganizzando Forza Italia in Molise”. Tutto questo oggi si chiama “inciucio”, ma si tratta di un termine “slittato” rispetto al significato originario individuato da Renato De Falco, autorevole patrocinante della lingua napoletana. Il vocabolo, spiccatamente partenopeo, aveva finito col trasmigrare in lingua, assumendo un’accezione completamente diversa. Derivato dal greco “kukao” o “egkukao” (sobillare, intorbidare rapporti, avvelenare pacifiche situazioni), oggi viene usato correntemente dai giornalisti col significato di “maldestro imbroglio”, di “accordo sottobanco”, di “pasticcio sleale”. Questa accezione diventò (2005) addirittura il titolo di un libro del duo Gomez-Travaglio quando si intendeva dimostrare che la Sinistra aveva aiutato Berlusconi in certi suoi maneggi economici. La questione ha appassionato altri importanti storici della lingua italiana; e Gian Luigi Beccaria ha notato che il medesimo concetto viene espresso con un altro vocabolo napoletano:”Papocchio”. L’osservazione lascia dedurre che il lessico napoletano riesce ad essere talmente ricco da venire utilizzato nelle più varie specializzazioni. Più tardi Paolo Fabbri ha spiegato che “inciucio” si è sciolto nella significazione anglofona degli accordi “bipartisan”, traendone una certa qual “nobilitate” lessicale. Ma torniamo all’inciucio delle origini che, in ossequio all’afèresi, va letto “‘nciucio”. I lettori più stempiati ricorderanno che, al Festival di Napoli del ’59, ebbe successo il brano “‘Sta miss ‘nciucio” in cui una graziosa fanciulla (“‘na pupata”, praticamente una bambola) non faceva altro che spettegolare a dritta ed a manca. Nel sottolineare la natura onomatopeica della parola, le parole della canzone sottolineavano che chi parla fittamente nelle orecchie altrui emette appunto una sorta di “ciù ciù ciù”; e che, in napoletano, “ciuciuliare” vuol dire appunto “sussurrare”. Ritornando al “papocchio”, scopriamo che il termine è diffuso ben oltre il territorio che l’ha partorito. Basilio Puoti (“Vocabolario domestico napoletano e toscano”) cita questo lemma al femminile, spiegandolo come “invenzione”, “bugia”, “fandonia”, “panzana”, “pastocchia”). Però registra anche un significato che – in via traslata – si potrebbe sostituire alla versione politichese dell'”inciucio”, spiegando:”Dicesi, per disprezzo, di vivanda che, per essere troppo cotta, sia disfatta e divenuta quasi un liquido intriso”. Insomma una poltiglia che non è molto lontana dalla politica che affligge il Molise

Ultime Notizie