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venerdì, Marzo 29, 2024

Il telegramma, potente ausiliario della menzogna politica ufficiale

EditorialiIl telegramma, potente ausiliario della menzogna politica ufficiale

di Claudio de Luca

Il costume dei Molisani per il telegramma è ancora vivo, nonostante s.m.s. ed e-mail. Una volta lo si riservava alla comunicazione delle disgrazie o per fare accorrere al letto di un morente i figli lontani. Già la semplice consegna veniva considerata una jattura, al punto che il pieghevole paglierino veniva subito messo da parte senza che alcuno osasse aprirlo se non dopo di avere rispettato prudenziali tempi di sosta. C’era chi si metteva a piangere in anticipo, presumendo la sventura che stava per annunciare. La scampanellata e la voce che gridava “Telegramma!” erano suoni che suscitavano un’emozione incontenibile. Prima che il più coraggioso di tutti fosse andato a ritirarlo, l’atmosfera parentale ne riusciva mutata. L’orgasmo, il timore di chissà quali cambiamenti, la previsione di un viaggio obbligato, o magari quella di spese impreviste da affrontare, mettevano a soqquadro l’intera famiglia. I vicini facevano gli scongiuri e le loro “vedette”, celate dietro le gelosie, annunciavano a bassa voce:”Quelli di sotto hanno ricevuto un telegramma!”. Più tardi, quando la vita sociale acquistò maggiore disinvoltura, esso divenne un mero ingrediente nuziale; e, nell’anticamera della nubenda troneggia ancora oggi un bacìle, infiocchettato di bianco, in cui essi venivano ammucchiati nel giorno degli imenèi. Malgrado l’abuso che se n’è fatto, questo tràmite postale in Molise “resiste” e costituisce un istituto ancora vitale. Il fatto di averlo ricevuto fa ancora il suo effetto, soprattutto nei piccoli centri dell’interno. Esso concreta un gesto e sottintende un segno di attenzione particolare. Non per nulla, in certe occasioni, sono gli stessi politici regionali (oppure il deputato del Collegio) a dire:”Ora, per fare contento quel Sindaco, gli spediamo un bel telegramma!”. In effetti, già la lapidarietà della formulazione del suo contenuto (“Interessato da me, Governo habet stanziato …”) basterebbe per farlo assurgere a mezzo ideale per comunicare ordini, per dare conferme, per somministrare diffide, per fornire notizie di decessi o di altre cose “definitive”, comunque tali da non avere alcuna necessità di essere commentate; non importa se la tecnica non appaia più misteriosa come un tempo. Il fatto è che quei contenuti rappresentano pur sempre una botta per chi ne sia stato reso destinatario, seppure alla fine si tratti di un frasario convenzionale, più o meno stravolto dall’eventuale ignoranza dell’impiegato ricevitore o trasmettitore. Nella deontologia politica molisana, il telegramma costituisce tuttora un potente ausiliario della menzogna ufficiale. Non appena un Comitato si sia costituito, chi si ritrovi a rappresentarlo ne spedisce subito uno ad un Ministro o ad un altro personaggio importante. La prima delibera assunta da un Comune è sicuramente quella di destinarne uno al personaggio “Tal de’ Tali” “la cui amicizia potrebbe sempre riuscire utile!”. Questo sistema di comunicazione, inventato nel XIX secolo, oggi appare superato da un punto di vista tecnologico. Eppure viene ancora utilizzato per diversi scopi. In Italia, caso unico in Europa, si spediscono ancora 10 milioni di telegrammi ogni anno. La parola indica il testo, una volta trasmesso attraverso il telegrafo; e, per metonimìa, il foglio stesso su cui il messaggio è stato redatto. A mezzo di esso i politici molisani “aderiscono” a tutto; ed il Sindaco del paese – servendosi sempre del medesimo tràmite – “ringrazia” dell’adesione, “esprime” voti, “eleva” il pensiero riverente oppure (a seconda dei casi): “stigmatizza, segnala, deprèca, plaude, inneggia, confida o àuspica”. Questa tipologia di comunicazione, da quando “viaggia” come una normale missiva, “fallisce” soltanto nel caso dei matrimoni perché verrà consegnata dopo che il rito sia stato celebrato e gli sposi abbiano santificato la luna di miele. Ecco perché oggi, in queste occasioni, conviene risparmiare i soldi per la spedizione. Meglio scrivere una lettera autografa, densa di bei pensieri per mettere nero su bianco – al costo di un’affrancatura semplice – tutto ciò che abbia a dettare il cuore, senza doversi contenere a certe frasi di stìtica tipologia (“Augurovi ognibene giorno sponsali. Famiglia Pallino”).

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