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giovedì, Marzo 28, 2024

Il caso Frezza e i diritti negati

AttualitàIl caso Frezza e i diritti negati

di ADRIANA IZZI

 Il caso Frezza  – la cui soluzione va ascritta alla sensibilità, giornalistica ed umana, del conduttore della storica trasmissione Moby Dick  e dell’intero staff di Telemolise –  si fa emblematico della complessiva situazione del sistema sanitario regionale.  Assurge, altresì, ad inequivoca testimonianza dell’atteggiamento comune a buona parte del popolo molisano, che  – nella sua atavica sottomissione al potere, enfatizzata da una smisurata capacità di sopportazione –  ha ormai perso completamente ( semmai l’ abbia avuta!) la piena consapevolezza dei diritti civili inalienabili garantiti dalla Costituzione, scambiandoli, quando capita, per graziose concessioni del potere politico, discrezionali e perciostesso più preziose.

Deriva democratica, insipienza generalizzata, o sintomo di totale impotenza nei confronti di poteri forti che  – troppo occupati in faide intestine mirate alla tutela di beceri interessi personali –  hanno sfiancato e reso asfittico  questo territorio, privandolo, al tutto, di qualsivoglia prospettiva di futuro sostenibile?

Accade così che una nostra concittadina, titolata a rivendicare sacrosanti diritti,   in luogo di pretendere  scuse formali e  pubblica ammenda,  si senta in dovere di accomunare  –  nei suoi ringraziamenti sentiti e vibranti sino alla commozione –   l’emittente televisiva, che di tali diritti ha indotto la fruizione, ed il Governatore Frattura in capo al quale  – sia pure per li rami –  risiede la massima responsabilità della negazione di quegli stessi diritti.  A fronte di questa microstoria che lascia l’amaro in bocca, vien da dire : “Fabula de te narratur”, caro popolo molisano!  Almeno fino a quando non ritroverai la determinata fermezza nel pretendere, a muso duro, quanto ti è legittimamente dovuto e fino a quando non ricodificherai in maniera corretta  – democratica e non clientelare  né servile  –   il rapporto tra elettori ed eletti, affrancandoti definitivamente da una ormai cristallizzata condizione di debolezza e di perdurante vessazione, declinata in termini di diritti negati.

Significativo banco di prova del recupero di coscienza civile può essere la manifestazione di un corale scatto di orgoglio nella difesa della sanità pubblica, ormai soccombente sotto gli attacchi di una sciagurata e dissennata gestione politica locale, cui si saldano i prevedibili effetti funesti del decreto Balduzzi, che rischia di compromettere definitivamente il già gracile tessuto molisano.   Eppure, a quel decreto i nostri decisori politici non hanno  – incredibilmente –  ritenuto di fare opposizione, neanche per onor di firma!

Sorge  il sospetto che, nel teatrino della politica, si stia dando corso al consueto “gioco delle tre carte” dal quale solo noi cittadini inermi usciremo  malamente sconfitti.  Nelle more, come da prassi già viste, si consumeranno fiumi di analisi,  di invettive, di  reciproche accuse,  che assurgeranno  a valenza consolatoria, quanto meno per gli spiriti più semplici, accomodanti e rassegnati.     Per tutti gli altri   – quelli civilmente sdegnati ( e speriamo che divengano tanti!) –   unico molcimento di pena potrebbe derivare solo da un sia pur tardivo recupero di dignità e senso di responsabilità da parte dei decisori politici che governano la regione e che a più alto livello la rappresentano, sotto forma di unanime autosospensione sine die dalle cariche ricoperte.    In segno di rispettoso, simbolico risarcimento  tributato ai loro elettori  ed a tutta la gente molisana…

Ma qui scivoliamo,  pateticamente,  nel mondo delle favole.

Adriana Izzi  –  cittadina civilmente sdegnata

 

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